Bazzia

CONTENTS:


TESTO
 
 
 
 
 
VITA DI BAZZIA
inedito
 
 
 
Antonio Di Cicco - Vita di Bazzia (1960)
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I.

Taddeo si fermo' indeciso davanti alla porta della sua stalla.  Cercava disperatamente di pensare a qualche cosa di preciso ma non ci riusciva. Non capiva piu' niente e automaticamente si ritrovo' ad accendere la luce dentro la stalla. Se ci avesse pensato non si sarebbe ricordato come era entrato. Si guardo' intorno cercando la forca. Allora si fece cadere dal piano superiore un letto di paglia sulla mangiatoia, in fondo, lontano dalle mule. Ora si sentiva tremendamente stanco e sebbene fosse abituato a tutto il letto gli sembrava scomodo. " E' la paglia nuova - penso' - sempre cosi' quando e' dell'asino. Non ci puoi dormire sopra perche' tiene ancora dentro l'anima e puncica. Quella dell'anno passato sarebbe stata meglio. Si guardo' intorno. Mannaggia come e' la vita. Ora non poteva assolutamente pensare. Lui era abituato a riflettere ma a tutt'altre cose, diverse. E quelle erano le uniche cose a cui si poteva pensare e ci si poteva trovare il rimedio quando ti ci eri messo sopra con la mente. Ma, di' la verita', come fai a prendere una decisione in queste altre cose. Queste sono fatte cosi' che quando vengono te le tieni e basta, a seconda di come sei. E Taddeo non sapeva come era. Ora avrebbe visto, anche se proprio ne avrebbe fatto volentieri a meno. Il fatto e' che ogni uomo non puo' risolvere la vita degli altri. Lo puo' in parte. Due ore fa era contento oramai. Stava quasi per arrivare e al ritornare sapere che si sta per arrivare fa sentire contento. Le mule poi trottavano quasi sulla salita perche' avevano riconosciuto i posti. Erano animali intelligenti le mule: avevano riconosciuto la via del paese da quando la avevano imboccata ma soltanto ora trottavano e si erano risparmiate le forze apposta. Erano tre giorni che stava fuori di casa lui, ma non era per questo. A parte il fatto che quei tre giorni li aveva passati quasi sempre sul traino, solo. Taddeonon faceva volentieri quel lavoro. Invece ogni due mesi gli toccava farequei tre giorni di sfacchinata fra andata e ritorno. Lui era contadino e lavorava tutto il giorno senza stancarsi troppo, ma la moglie lo mandavaa riempire i barili ogni volta che la provvista dell'osteria finiva. Perche' poi per caricare scaricare i barili che perdevano e tutto il resto lui doveva abbandonare la campagna per una settimana. D'altra parte che volevi fare? La moglie l'osteria la teneva da prima che lui se la sposava.
Mentre tornava aveva pensato , manco a farlo apposta, alla moglie sola nell'osteria. Al paese si diceva che lui era stupido a non pagare qualcuno per per andare a prendere il vino perche' la moglie, giovane e bella com'era, si portava a letto qualcuno. Perche' i nomi erano piu' di uno gia'.
Lui non ci aveva mai voluto pensare altro che credere. Sebbene la cosa era possibilissima perche' lui stava tutto il giorno fuori casa e se la moglie voleva, figurati. Ma non era riuscito a capacitarsi che questo era possibile anche se ci aveva pensato senza orgoglio e senza rabbia. Era stato convinto che si trattava di una cosa impossibile anche perche' lui, che era un maschio, non aveva la possibilita' seria di pensare alle altre donne. Erano quattro anni che faceva di tutto per avere un figlio anche se Bazziella, sua moglie, aveva detto spesso e volentieri che di figli non ne voleva , tra il dire e il fare ci sta di mezzo il mare. Era bello pensare cosi' con il traino che ti si muoveva sotto accompagnato alle mule. Taddeo lego' le redini all'asta del freno a destra e prese il fiasco omaggio. Bevve una sorsata a garganella con piacere sebbene il vino si era riscaldato un poco sotto il sole di una giornata di viaggio nonostante il panno bagnato e la cura di tenerlo all'ombra. Aveva sentito subito che gli girava un poco la testa ma non era proprio un effetto del vino. Infatti era stanchezza che dopo la bevuta gli appesantiva un poco lo sguardo. Ed era come un languore per tutte le ossa. Aveva bisogno del letto, desiderava pigramente di farsi un lungo sonno e sua moglie. La strada bianca e polverosa, tutta curve, a strapiombo sulle montagne, era diventata brillante mentre l'aria s'imbruniva rapidamente. Il sole era tramontato dietro le montagne e sebbene gli ultimi raggi brillavano sulla cima della montagna alta di fronte, la valle sotto la strada, profonda e ripida, era senza con torni, confusa nel nero pece degli alberi che la rendevano gia' buia. Il rumore irregolare del torrente in fondo sembrava venire dal nulla o da qualche posto sconosciuto: ma tutto cio' era piacevole perche' Taddeo era contento. Si vedevano le prime case del paese, allineate in cima al colle dall'altra parte del burrone. Doveva fare un lungo giro prima di arrivare al paese, arrivare dove il fondo della valle arrivava all'altezza della strada, mentre in linea d'aria erano poco piu' di due chilometri. Forse dovevano costruirci un ponte, un duetrecento metri mentre cosi' c'erano quasi due ore di strada ancora. "A quante cose si pensa - riflette' Taddeo - pure alle stupidaggini e invece.." scosse la testa. E pensare che prima aveva piu' sonno che fame guarda come e' fatto l'uomo. Non poteva non ripensare a prima. Anche prima pensava abbandonando voluttuosamente la testa al movimento ritmico degli zoccoli delle mule. La sua casa stava alla piazza e la stalla la teneva vicino alla casa. Ma sino da allora aveva deciso che non avrebbe scaricato il vino in serata. La stalla era grossa come una piazza. Avrebbe lasciato tutto li', come del resto faceva ogni volta. Se ne sarebbe riparlato domani mattina. Quando arrivo' al paese erano le 9 e mezza. Era arrivato tre quarti d'ora prima dell'altra volta percio'.  Solo per far entrare le mule e il carretto e per sciogliere le mule si era ritrovato tutto sudato. Aveva riparato con calma asciugandosi il cappello internamente. Ma non si sentiva stanco. Quando aveva finito ogni volta la soddisfazione perche' ormai era tutto fatto lo metteva in contentezza e gli faceva passare la stanchezza. Ora si vide fare quel gesto caratteristico con cui si tirava su i pantaloni:. Bazziella lo imitava sfottendolo. Gli sembrava che avrebbe potuto perdere molto piu' tempo ora. Sarebbe forse stato meglio sotto tutti i punti di vista. Invece aveva subito spento la luce e chiusa la stalla. La via era completamente deserta e il cielo sovraccarico di stelle brillanti. L'aria era fresca per i polmoni e ti faceva stirare oziosamente. Un gradevole senso di stanchezza gli aderiva ai muscoli fasciandoli come internamente.  "Buonasera Gioco'!" - Giocondo gli aveva accennato con la mano e lui se ne era accorto dal fuoco mobile della pipa. Che razza d'uomo Giocondo. Parlava poco perche' teneva una voce di donna. Stava li' tutte le sere , immobile seduto sullo scalino della stalla aperta e si faceva una fumata di un paio d'ore. Doveva essere sempre stanco perche' ora era anche vecchio. Uno si poteva credere che fosse un uomo che viveva solo, senza un affetto al mondo e invece teneva dieci figli e l'ultimo teneva 12 anni. Poteva pure prima pensare a Giocondo e magari una volta per tutte farsi una chiacchierata con lui invece se ne era andato a casa. Lui teneva pure questa fortuna di tenere la stalla quasi vicino alla casa. Giocondo abitava in cima al paese e le stalle per quelli dovevano per forza stare lontano, per via delle scale. Lui la casa la teneva alla piazza. Dalla parte di dietro della casa si poteva fare una scorciatoia e con 100 metri stavi alla stalla. Bastava girare la casa della Conserva. Invece dalla parte davanti, sulla piazza, stava la porta principale che faceva entrare alla camera grossa che serviva da osteria. La suocera l'aveva attrezzata gia' una decina di anni prima. Lui era naturalmente entrato dalla porta di dietro. Poi ti capitano certe cose che uno non si aspetterebbe mai. A un certo momento uno e' costretto a cambiare tutto quello che non pensava piu' da parecchio tempo ma che sapeva sicuro come una montagna. O meglio uno non ci aveva pensato mai perche' certe cose fino a quando non ti capitano e' come se non esistessero. Se ne sente parlare tutti i giorni, magari lo vedi coi tuoi stessi occhi quando riguarda gli altri ma la cosa non esiste per te. Non c'e' al mondo. Io farei cosi', farei cosa' quando capita agli altri. Invece non lo sai che cosa faresti se capitasse a te. Lui d'altronde non aveva rabbia e offesa anzi sotto questo aspetto gliene fregava ben poco. Ora li rivide proprio come se li tenesse un'altra volta davanti agli occhi. Cardello e la moglie, Bazziella. Sua moglie stava girando l'acqua in una pentola sulla stufa. Cardello la baciava dietro sul collo standole addosso. Bazziella rideva mentre le mani di Cardello le sollevavano la gonna e la camicia.. Soprattutto lei era congestionata in viso. Erano stati quasi per baciarsi sulla bocca un attimo prima che capissero che era entrato lui. Poi si era sentita la voce di Pepe' ubriaco fradicio che continuava a parlare di politica. Nel silenzio caldo della cucina la voce di Pepe' gli rimbombava nel petto come un peso formato da un solido che sembrava immenso nello stomaco ma che era inafferrabile per piccolezza se pensavi di localizzarlo con le mani. Ma cosi' addirittura lo schiacciava contro la porta. E quello che aveva provato non era offesa. Soprattutto non sapeva che fare. Ma forse nemmeno sua moglie in quel momento aveva capito dove sbattere la testa e se le gonne gli erano ricadute da sole non aveva avuto il coraggio di rassettarsi la camicia sul petto. Cardello poi si era trovato sulla porta comunicante con l'osteria ed era rimasto fermo cercando stupidamente di far finta di niente. Lei pure era immobile col mestolo in mano, gocciolante. Taddeo se ne era andato chiudendo con cura, come al solito, la porta, ma senza un'idea precisa. Ora era chiaro che su certe cose non si poteva ragionare. Ma capiva che la sua sensibilita' era stata forzata, aveva dovuto sopportare qualche cosa che l'aveva  forzata fino quasi a lacerarla. Tutto stava cambiando forse in peggio. Fatto sta che quella scena gli stava fitta nelle ossa della testa e certamente non se la sarebbe scordata piu'. Sapeva fin da ora che quando, nel futuro, gli sarebbe tornata alla memoria, non avrebbe perso nemmeno un particolare.  

II.

Bazzia arrivo' quasi subito alla casa di Taddeo. Erano appena le 10 e mezzo. Si era buttata lo scialle sulle spalle ed era corsa giu' quando il garzone di Teodolindo era arrivato a dirle che la figlia la mandava a chiamare che scendesse subito. La figlia stava sola in cucina e sembrava del tutto calma. Solo si era seduta e non si accorgeva del caldo vicino alla stufa ancora accesa. Aveva un sottile strato di sudore sul viso ma Bazziella non se lo asciugava. Evidentemente stava pensando. Appena entro' Bazzia si tolse lo scialle e lo getto' sopra una sedia. Poi chiuse la porta di comunicazione con la cantina. La figlia non la guardava piu' e si sentiva addosso lo sguardo incerto e altero della madre. Infatti Bazzia aveva assunto un atteggiamento quasi sprezzante di attesa e Bazziella ne era seccata. "Che hai fatto - disse dopo un poco Bazzia - che c'è". "Che c'è." - fece Bazziella. A guardarla cosi' somigliava in maniera viva alla madre ma ora si vedeva che era di grande malumore. "Ma insomma - disse Bazzia con calma - mi hai mandato a chiamare o no? E allora dimmi che vuoi, che e' successo." "E' successo che Taddeo e' rientrato e proprio quando quello stupido del figlio di Gufo mi stava a fare le mosse". "Ma tu lo dovevi sapere che tuo marito ritornava a quell'ora". Bazzia  era soprappensiero. "Allora non lo sapevo. Ma è stato un minuto.  Cardello era entrato allora allora". Bazziella si senti' la voglia di sfogarsi. "Quando il diavolo ci mette la coda" disse. "A quanto pare la coda ce l'hai messa tu e statti attenta a non bruciartela una volta o l'altra, ma oramai e' fatta." A Bazzia piaceva punzecchiarla e vederla un poco nei guai. O meglio le era sempre piaciuto perche mo' ci voleva una paura seria perche' era  ora che finisse. Bazziella non aveva capito il fatto giusto e allora glielo doveva far capire lei. Trent'anni prima era stato diverso. Era stato come incontrarsi puntualmente. Bazziella stava zitta. "Va bene - disse la  madre - io non ti voglio dire niente. Ma tu mo' che vuoi da me ?". "Come che voglio - disse Bazziella - tu mo' devi mettere pace se no stavolta chi sa che succede. Taddeo puo' combinare qualche guaio perche' stanotte mi credo che non rientra. Io l'ho visto andare verso la stalla perche' sicuramente vuole dormire la' per non stare con me." Bazzia assenti' gravemente. "Certo sarebbe meglio che passasse la notte qui - cosi' domani non e' piu' niente". Percio' ti ho mandato a chiamare - disse riconciliata Bazziella - perche' quello stasera come stasera a me non mi sta a sentire nemmeno tanto". "Domani sara' diverso ma stasera ci vuoi tu" - disse poi.  Bazzia aveva gia' ripreso lo scialle ma stava pensando a quello che poteva fare. Ma non se ne preoccupava troppo. Gli sarebbe venuto spontaneo quando era il momento. Ora certamente non avrebbe potuto trovare niente di soddisfacente. Capitava sempre cosi'. Quando una cosa l'aveva fatta era stata sempre la cosa migliore perlomeno di quella che aveva pensato in partenza. Parlo' soltanto alla figlia perche' non si fidava troppo. "Aspettami qua - disse - e prepara il mangiare". A guardarla bene le brillavano gli occhi come se sorridesse. "Capiscimi bene - disse ancora - tu statti qui zitta e prepara tutto come se non  come se non fosse successo niente. Non devi fare diverso. A tutto quanto il resto ci penso io. Hai capito adesso?"."Eh si', ho capito - disse Bazziella - ma tu adesso fa' subito perche' io non ci resisto cosi'. Devo vedere almeno come va a finire. Tu hai ragione ma io non lo avevo mai calcolato tutto questo e me ne e' passata  la voglia". Le riprese violenta la voglia di sfogarsi. "Io mi credevo che Taddeo non c'era per queste cose, che non poteva mai sapere niente perche' a parte il fatto che non se lo merita proprio, questo lo so, a me di Cardello non mi importa proprio niente". "Cardello e' un bel giovane - disse Bazzia - e pure il Gufo lo era trent'anni fa, ma e' stupido come stupido era suo padre. Ma oramai quello che e' fatto e' fatto. Ne riparleremo ma fin da adesso ti dico una cosa. Fagli qualche figlio a tuo marito e metti la testa a partito che e' ora. Adesso tocca a me mettere tutto a posto ma un'altra volta potrebbe essere impossibile. Pensaci e guarda se ti conviene solamente arrischiare.  Ne riparleremo uno di questi giorni, ma intanto tu ricordati quello che ti ho detto". "Lo so - disse Bazziella - e mi dispiace per Taddeo". Ma non era del tutto sincera. Le sembrava di non sapere con precisione quello che provava. Era un poco pentita si' ma anche seccata. Tutto era stato cosi' stupido cosi' come era successo. Bazzia non la guardo' nemmeno. Usci' dalla porta di dietro. La via era completamente deserta e buia. La luce all'angolo si stava fulminando lentamente perche' c'era una striscia ondulata rossa che sembrava ruotare nell'aria nera. Bazzia la guardo' allucinata e le passo' sotto di corsa perche' la corrente le metteva paura d'istinto.  Si guardo' intorno e visto che non c'era nessuno nella via, solo la luce in fondo alla stalla di Taddeo, si mise a correre all'impazzata scuotendosi il fazzoletto in testa e il corpetto del suo vestito di panno. Taddeo non si era mai mosso fino ad allora e non pensava ancora a niente di definito. Il suo era avvilimento che faceva vagare i pensieri. Stava sdraiato con la mano sugli occhi masticando un filo di paglia che gli era entrato completamente in bocca e non si decideva ad andare a spegnere la luce e a chiudere a chiave la porta. Era spaventato da quello che gli stava succedendo e non tanto da quello che gli aveva fatto la moglie perche' quasi non ci pensava piu'. Lo impressionavano le visioni che gli passavano continuamente davanti agli occhi. Era come un modo completamente diverso di pensare che rassomigliava a quelle sensazioni dell'incubo di quella notte ormai lontana. Solo che quella notte gli era capitato nel sonno e si poteva capire. La porta spalancata all'improvviso e l'urlo lo fecero balzare in piedi e la paura gli passo' solo a meta' quando riconobbe la suocera. Bazzia in effetti metteva paura a guardarla. Era entrata nella stanza sconvolta e in preda alla smania. Il fazzoletto le era caduto dietro la testa e i capelli bianchi erano tutti scompigliati. Era in preda a un grande accesso di nervi. Taddeo si tiro' su i pantaloni con i gomiti e le si avvicino' con premura. "Bazzia, che hai fatto" - chiese Taddeo. "Zitto - disse Bazzia - per l'amore della Madonna. Zitto. Gesu' Giuseppe e Maria". Taddeo si spavento' a vederla in quelle condizioni. Temette che fosse successo qualcosa di piu' grave. Bazzia teneva la pelle del viso paonazza e tremava. Ora che Taddeo le stava vicino poteva sentire un lieve rantolo che le usciva dalla bocca. "Il fantasma - disse Bazzia - ho visto il fantasma". Taddeo si rassicuro'. "E no - disse - che non e' vero. Ti sarai sbagliata. Non puo' essere perche' i fantasmi non esistono". "Zitto per carita' - disse Bazzia e gli si strinse vicino - non bestemmiare. Era il fantasma". "E dove l'avete visto?" - disse Taddeo. Taddeo aveva fiducia nella suocera. "Vicino dall'africano" disse Bazzia. Si sedette su un tino rovesciato. "Ritornavo dalla casa di mia sorella - disse Bazzia - stavo soprappensiero quando me lo sono visto di fianco. Prima mi credevo che fosse qualcuno di fuori poi l'ho riconosciuto e mi sono messa a scappare. L'ho visto bene perche' prima che mi sono resa conto di chi fosse l'ho guardato bene. Non mi sbaglio io. Avevo paura di stare sola. Nella strada non c'era nessuno e quando ho visto la luce qua nella stalla ho pensato che ci stavi tu, che eri ritornato e allora sono venuta. Andavo verso casa tua ma qua e' stato piu' vicino. Madonna, un altro spavento di questi e ci rimango, questo e' poco ma sicuro". Visibilmente Bazzia cominciava a calmarsi. Allora Taddeo le riassetto' dolcemente i capelli per finire di rassicurarla. Bazzia gli prese la mano e lo ringrazio' per questo. Poi si riaggiusto' il fazzoletto sulla testa e si mise con le mani sul grembo ferma come una statua. Taddeo si mise seduto anche lui sul pavimento di terra battuta. " Ma forse e' stata una visione - disse Taddeo - pure a me e' capitato qualche volta, e sempre quando ero soprappensiero, di vedere qualcuno a occhi aperti e invece non era nessuno". "Puo' pure essere - disse Bazzia - ma certo che ti mette paura. Mi e' capitato pure un'altra volta a me, trent'anni fa. E allora ero giovane non c'e' che dire. Ero gia' sposata ma non tenevo ancora nessun figlio perche' io il primo, quello che mori' a tre anni, l'ho fatto dopo cinque anni di matrimonio. Be', mi capito' la stessa cosa di stasera e percio' non posso credere che fosse una visione ad occhi aperti. E' diverso. Adesso e' stato tale e quale trent'anni fa. Mo' me ne ricordo perche' mi e ' ricapitato. Tale e quale. Madonna, come passa il tempo". "Eh - disse Taddeo - ci facciamo vecchi, che ci vuoi fare. E' legge di natura". Taddeo la guardava. Sua suocera l'amava perche' era una donna intelligente e svelta. Per molto tempo aveva creduto che anche Bazziella fosse come la madre ma specialmente ora sapeva che non era proprio cosi'. Bazziella le somigliava ma non era la stessa cosa. Era stata Bazzia che gliela aveva fatta sposare e Taddeo di questo l'aveva sempre ringraziata perche' quasi tutti gli uomini del paese e anche qualcuno di fuori erano in lista per sposare Bazziella. " A che stai pensando? - chiese Bazzia. "a quello che hai detto adesso - disse Taddeo. "Ti lamenti tu che tieni si' e no trent'anni. E allora io che dovrei dire?" Ora aveva appoggiato la testa alle mani e sporgeva in avanti come immersa nei ricordi piu' lontani. "Tu sei giovane - disse Bazzia - e tante cose le devi ancora provare. Io sono piu' di venti anni che sono vedova. Non mi ricordo nemmeno piu' come era fatto mio marito. E pensare che ci ho vissuto per venticinque anni e che siamo stati sempre bene insieme. Adesso mi accorgo di che cosa e' la vita e che cosa e' la morte. Adesso che sono sola. Tienilo sempre a mente. Non c'e' cosa migliore della propria famiglia, comunque sia. Quella e' gente che bene o male pensa sempre a te e ti aiuta e ti tiene compagnia. Tu mi hai invitato tante volte a venire a stare con voi e io non ho voluto ma e' stato per voi. Ho voluto fare un sacrificio ma prima o poi verro' con voi  anche se non mi volete. Stare soli e' la piu' brutta cosa". Taddeo si senti' un crampo allo stomaco. Si sdraio' per terra con le mani a cuscino sotto la testa. Cercava con tutta la forza di riflettere ma non gli riusciva di pensare. Gli tornavano in mente tutti i momenti piu' belli della sua vita e le volte che era stato contento. Specialmente gli tornavano al ricordo la bellezza e la tenerezza della moglie. Con lui la moglie era sempre stata tenera e bella. Forse da questo momento sarebbe stato solo per sempre. "Io a casa mia ti ci voglio anche se ci sentiremo soli lo stesso" -disse Taddeo.  "Non staremo soli - disse Bazzia - staremo in famiglia e allevero' i tuoi figli". "Questa e' la questione - chiari' Taddeo - io di figli non ne tengo e non se ne vede manco la speranza". "Come fai presto a parlare - disse Bazzia - tua moglie e' come me. Prima di cinque anni figli non ne fa. Ma adesso e' l'ora. Per questo ti dicevo che presto verro' a stare in famiglia. Vedrai che prima che esca l'anno ti fara' un figlio". "Ma lei non fa figli perche' non vuole" - disse Taddeo. "Questo e' quello che dici tu "- Bazzia si volto' verso di lui - "sai quante volte tua moglie e' venuta da me a piangere perche' ancora non era incinta. Tua moglie ti dice le bugie, non c'e' dubbio, tutte le mogli ne dicono. Quello che e' importante e' che qualcuna sia a fin di bene e detta per amore. Bazziella te ne ha dette piu' per amore che per ingannarti proprio. Io lo so. D'altronde ora e' finita. Prima che esca l'anno te ne accorgerai. Quella e' come me, tale e quale". "Questo non e' vero - disse Taddeo - magari fosse come te". Gli venne il desiderio prepotente di dire alla suocera quello che aveva visto e piu' per chiedere un consiglio che altro. Bazzia avrebbe fatto il loro interesse senza esitare. Ma capi' che la suocera aveva gia' parlato in questo senso. Forse gia' sapeva. "Magari fosse come te " - disse Taddeo. "E' come me  -  disse Bazzia - te lo assicuro. E' proprio come me". "Speriamo" disse Taddeo.   Si rallegro' ora di quello che gli aveva detto la suocera. Essa parlava sempre in maniera che non ammetteva esitazioni e dubbi e Taddeo la rispettava per questo. Forse faceva tutto questo per sistemare la faccenda ma Bazzia sapeva sempre come agire e non avrebbe fatto soltanto l'interesse della figlia. Tanto piu' che non si trattava solo di questo. Si trattava della vita in generale. Forse quando fosse stato in grado di pensare piu' lucidamente con calma avrebbe capito meglio che Bazzia non lo faceva per la figlia ma per la loro vita, di Bazziella e di lui. E poi forse era meglio non pensarci piu' e prendere il vivere come veniva. Non era che non avesse orgoglio. Era che gli uomini erano stupidi ad arrabbiarsi per certe cose. Perche' tante volte non si puo' agire, fare niente. Piglia Cardello. Non aveva ragione per conto suo Cardello? Alla fine portava i calzoni e anche lui avrebbe fatto la stessa cosa al suo posto. E nemmeno sua moglie aveva una gran colpa. Alla fine dei conti lui ci si era abituato alla sua bellezza ma lei aveva bisogno di tenerla a nuovo e se ogni tanto non avesse dato qualche cosa nessuno piu' l'avrebbe desiderata. E Bazziella era solamente ora giovane. L'uomo e' stupido perche' su certe cose ci ragiona troppo e fa troppo il suo interesse. Certe cose non bisogna pensarle. Era meglio. Taddeo si rialzo' a sedere e si giro' verso la suocera .  Si sentiva scontento ancora ma gli era sparito il senso di umiliazione. La stalla ora aveva preso un aspetto d'oro. A sinistra la paglia, sotto la tettoia interna, rifletteva mille lampadine, lucente per l'abitudine a stare ammassata li'. Infatti d'estate le mule sdegnavano di sdraiarvisi sopra per il caldo. Era una bella stalla grande. Stavano li' tutti e due fuori posto ormai. Bazzia disse: "Andiamocene Taddeo. Che vogliamo fare mezzanotte qua?". " Va bene - disse Taddeo - ti riaccompagno". "Ma passiamo prima per casa tua - disse Bazzia - e' meglio". " Allora ti faccio aggiustare il letto" - disse Taddeo. "Questo no - disse Bazzia - non e' ora, ma passiamo lo stesso prima per casa tua". "Ma allora meglio sarebbe che ti riportassi alla casa perche' se hai avuto quella paura e' meglio che non  ci torni sola". " Ma tu hai mangiato stasera ?" - disse Bazzia. "Ancora no - disse Taddeo - ma non mi tiene fame". "Come non ti tiene fame - disse Bazzia - che storia e' questa. Un uomo come come te che lavora tutto il giorno non mangia la sera. Forza andiamo e fammi il piacere statti bello zitto". Uscirono dalla stalla. Taddeo sistemo' di nuovo la mula, chiuse la luce e poi al solito la riapri' per dare un ultimo sguardo all'ordine. Sprango' la porta. Stranamente la stalla di Giocondo era chiusa. Taddeo si passo' la mano sui reni e si stiro'. Si sentiva vagamente le ossa rotte. Quando tornava a casa dalla stalla Taddeo camminava sempre molto piano. Questa volta faticava a tener dietro a Bazzia che camminava veloce a piccoli passi. Arrivarono a casa in un attimo. Bazziella aveva messo proprio in quell'attimo il piatto sulla tavola e lo stava riempiendo di una odorosa minestra di pasta e fagioli. Taddeo entro' un poco preoccupato perche' non sapeva come si doveva comportare. Si sentiva imbarazzato , chissa' perche' dato che non gli importava piu' niente di comportarsi in una maniera piuttosto che in un'altra. Un leggero strato di fumo  azzimo cercava di collocarsi sotto il soffitto e sprigionava un odore languido. Bazzia si riempi' il bicchiere di vino e si fece due fette di pane con il formaggio. Poi si sedette vicino al camino spento e comincio' a mangiare compostamente. Taddeo pure si sedette sulla sedia del tavolo e comincio' a mangiare.Le gambe allungate riposatamente gli davano un senso di ristoro e presto vuoto' il piatto. Senza che se ne fosse accorto la moglie da dietro le spalle gli mise un altro mestolo di minestra. "Ti tiene fame" - disse Bazziella. "E come no - disse Taddeo - prima mi crdevo che non ne tenevo. Mi credevo di tenere piu' sonno che fame, invece mo' vedo che mi tiene fame sul serio". Si mise a mangiare di nuovo. "Tengo io la ragione - penso' - ma ora non puo' avere nessuna importanza". Faceva uno sforzo per pensare ancora  ma sapeva che per ora almeno non ne era piu' capace. "Allora voi non bevete? - disse Taddeo. Piglia i bicchieri grossi pure per voi. La bevuta e' bella quando uno si puo' saziare il gusto e questo vino fa bene". Sorrise col cuore aperto. Guardava la suocera e ancora adesso le trovo' una grande rassomiglianza con la figlia. Non era la prima volta che aveva questa impressione anche se forse non era giusta. Come forse poteva avere torto e sua moglie era davvero tale e quale la madre. "Io tengo una suocera che non ha la simile - disse Taddeo. Che sia maledetta la Bazzia. Ogni volta che parla dice la verita'. Non c'e' niente da fare. Non si scappa.". Bevve un altro bicchiere di vino col formaggio e si senti' pieno. "Basta mo' col vino" - disse Bazzia. "Hai ragione" - disse Taddeo - "mo' ti dovrei riaccompagnare". Era come quando si deve fare un sacrificio, ma con piacere. Bazzia scosse la testa. "No no - disse - mo' tu te ne vai a dormire perche' sei stracco. Ti si vede dagli occhi". Infatti Taddeo si sentiva tutto appesantito. Specialmente gli occhi gli pesavano come se gli si fossero gonfiati all'infuori e gli volesssero cadere. Anche tutta la faccia gli scottava ed era come se gli si fosse intumidita. Si passo' una mano sul viso per riconoscerne i contorni e convincersi che era sempre uguale. La testa oramai gli ronzava. "Vatti a mettere al letto cammina". La voce era di Bazzia ma egli vide che aveva parlato sua moglie. "Cammina - disse ancora Bazziella - vatti a riposare che  oramai tra l'altro e' ora". Gli si avvicino' ma poi si ritiro' obbedendo a uno sgauardo di sua madre. Bazziella non amava molto sua madre come era convinta che neanche lei l'amasse molto, ma quando ne aveva bisogno istintivamente la sentiva superiore e le obbediva. Taddeo si alzo' stirandosi con con le mani unite al di sopra della testa. "E no - disse Taddeo - che mo' ti riaccompagno". Bazzia si rimise a sedere. "Io non vado se prima non ti metti a letto - disse Bazzia - ti ci voglio vedere e poi me ne vado". Taddeo non protesto'. Comincio' a salire le scale togliendosi la giacchetta. Le lenzuola fresche erano un riposo bianco gradevolissimo. Aveva voglia di allungarsi a piu' non posso. Si giro' verso il lato della moglie e allungo' le mani al posto di lei con la volutta' dell'attesa. Spero' che la suocera se ne andasse subito. In cucina Bazzia si era messo lo scialle estivo in testa e stava uscendo. Bazziella stava sulla porta dentro la stanza e guardava la madre. "Statti attenta mo' - disse Bazzia - perche' tuo marito non e' uno stupido se non lo sai. Metti la testa a posto che adesso tieni trent'anni. E' finito il tempo di zurliare. Io non ti ho detto mai niente ma adesso e' ora che fai qualche figlio. Ci vuole hai capito?". Bazziella assenti' seriamente in silenzio. Bazzia la vide assorta mentre faceva sparire il rettangolo di luce della porta. La strada era buia e Bazzia camminava in silenzio. Era contenta di se' anche se il ricordo della sua vita passata l'aveva messa in melanconia. Lei aveva sempre risolto tutte le situazioni con la fantasia. Fantasia ci voleva nella vita. Ed era proprio questo che sua figlia teneva poco. "Quando non ci saro' piu' io deve ringraziare che avra' una certa eta' e dei figli". Taddeo era un giovane buono e forse con piu' fantasia di lei che era sangue suo. Risultato che tutto si era aggiustato, risolto nella maniera migliore. Ora tutto andava bene. Quando sua figlia era una ragazza aveva creduto che tutto dipendeva dalla crescita. L'immaginazione doveva venire con l'eta' ma non era andata proprio cosi'. Era una donna in gamba ma non la figlia del poeta, come lei. "C'e' tempo" - si disse Bazzia stringendosi lo scialle cercando di frenare un irresistibile moto d'orgoglio. Camminava piu' svelta per la strada ormai a scale. Era quasi arrivata.
 

 
 


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Marco Di Cicco 7 february 2001.
Nota

Buona la storia. Impianto verista ma anche indagine psicologica (Taddeo, Bazzia). Trascurata e non sempre efficace la cifra stilistica. (Elena Becchi Di Cicco).



Last revised 6 May 1999  -
Andrea Di Cicco