CASE E CASACCE
inedito
 
 
 
Antonio Di Cicco - Case e Casacce (1961-62)
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RE nacque da un padre contadino che d'inverno intagliava zoccoli

RB nacque da un padre contadino che d'inverno intagliava zoccoli. Era il quinto figlio, dopo due maschi e due femmine. Dopo di lui nacquero un altro maschio e altre due femmine ma RB non ebbe particolari sentimenti se non per i fratelli più grandi che cercava di imitare. Quando ebbe dieci anni cominciò anche lui come i due fratelli più grandi ad aiutare il padre nei campi e a intagliare zoccoli d'inverno. Questa seconda occupazione RB la preferiva perchè poteva pensare ad altro, partecipare ai discorsi dei fratelli, mentre odiava il lavoro nei campi perchè era costretto a star solo e portare i pesanti secchi d'acqua per irrigare gli ortaggi. Guardava sempre lontano allora verso i suoi fratelli che non riusciva a vedere e cominciava da quel tempo a odiare la natura deserta e ad amarla quando la poteva guardare confortato dalla presenza dei fratelli più grandi. Pure col passar del tempo pensieri astiosi gli vennero nei confronti dei suoi fratelli e Soprattutto verso le sorelle maggiori. Egli voleva continuare ad ammirarli ma gli sembrava che essi si approfittassero della sua devozione. Anche fisicamente egli cresceva diverso da loro. Suo padre qualche volta glielo aveva detto e RB si era sentito colpevole. I suoi fratelli e le sue sorelle maggiori (erano essi che contavano anche per suo padre, uomo buono e cordiale con gli ospiti ma che credeva suo dovere essere burbero coi figli ed era un po' ridicolo quando parlava, serio con quelle parole antiche, vecchie e ridicole) crescevano coi lineamenti decisi, magri, asciutti, saldi; lavoravano in silenzio, con decisione e almeno a vederli sembravano senza segreti e senza pensieri. RB invece cresceva svagato, attento agli uccelli che volavano d'inverno fuori della cucina dove intagliava zoccoli e che egli seguiva lungo tutto il vano della finestra quasi presagendo il loro sfrecciare. Cominciò ad amare di svagarsi, rimanendo quasi incantato con un pezzo di legno in mano e è era felice se poteva uscire a giocare nel freddo sul greto pietroso del torrente che scorreva incassato davanti alla casa. Si divertiva a giocare col fratello e con le sorelline minori che prendevano esempio da lui. Seduto in cucina stava sempre con gli occhi alla finestra e a forza di stare con la testa in aria questa gli era venuta un po' di tre quarti sul collo e anche il naso era all'insù il che gli dava sempre un'aria interrogativa un po' comica. Forse per questo era difficile prenderlo sul serio e il padre e i fratelli maggiori avevano finito per lasciarlo stare e quando non era possibile trattenerlo permettevano che uscisse senza trascurare di allentargli seccati uno schiaffo o una pedata che RB si prendeva sorridente. A quindici anni RB scoprì il piacere di parlare e da allor non smise più. Questo piacere nuovo, irresistibile lo trovò quando per un caso, per una scorribanda di pesca nel torrente tumultuoso di acque per le piogge di novembre, gli amici delle casacce vennero fino alla sua casa e RB li conobbe. Fu quasi come scoprire il mondo ed egli si meravigliò come i suoi fratelli non avessero scoperto anche loro che il mondo era fuori della casa. Volle subito parlarne ma si imbrogliò un poco e i suoi due fratelli maggiori come al solito gli raccomandarono di stare bene zitto e non seccarli. Allora non ne parlò più ma per suo conto ogni giorno a una certa ora prese l'abitudine di uscire da casa e di fare i tre Km per arrivare alle casacce della città e parlare con i suoi amici. Erano discorsi lunghi che duravano tutta la sera e che era difficile interrompere. I loro discorsi non avevano un argomento definito, parlavano di tutto, di quello che avevano sentito e di quello che avevano visto coi loro occhi, e ognuno parlava di sè e gli altri commentavano e ridevano. Per mesi RB non ebbe pensieri che per i suoi amici delle casacce e avrebbe dato chi sa che per abitare in una di quelle case che suo padre nominava con minaccia quando nella collera gli diceva che era degno di essere nato in quella miseria. La sua famiglia gli era divenuta quasi del tutto estranea, e non sentiva dolore o rimorso per questo. Questa sua indifferenza però una mattina si tramutò in meraviglia perchè i suoi due fratelli maggiori non si trovarono più in casa e soltanto dieci giorni dopo vennero a sapere da una loro lettera che si erano imbarcati clandestini per l'America, a cercare la fortuna. In casa si sentì molto la loro mancanza e ci furono molti pianti e anche dei litigi tra i genitori; ma RB non riuscì a capire quello che era successo, perchè i suoi fratelli che erano stati sempre così tranquilli fossero voluti andare così lontano. Se erano andati per far soldi si poteva capire ma la lontananza e le diffi- coltà le avevano prese bene in considerazione? RB pensò che lui non sarebbe mai andato via. A lui piaceva rimanere dove stava e lì voleva star bene e se questo non fosse stato possibile lo star male sarebbe stato più facilmente sopportabile a contatto con quella natura che conosceva per metro quadrato, lungo il torrente che d'inverno scorreva impetuoso e la sera a letto sembrava riecheggiare i motivi che egli si sentiva nel petto. La partenza così improvvisa dei fratelli però lo turbò a lungo. Dapprima egli sentì nascere nella sua mente il pensiero del futuro e si accorse che se voleva vivere bene avrebbe forse dovuto anche lui prendere una decisio ne per cui gli mancava il coraggio. Poi si accorse che non avrebbe più potuto vivere in casa come aveva vissuto fino a quel tempo. Suo padre adesso doveva pretendere molto di più da lui e che se lui fino a ieri si era considerato libero, ora doveva imparare a sentire la responsabilità dei sedici anni, doveva abituarsi a considerarsi un uomo. Questa maturazione improvvisa ebbe per primo effetto quello di mettergli nella testa la domanda se aveva intenzione di continuare a vivere così o se avesse voluto cambiare. Per un pezzo andò avanti così. Voleva molto bene a tutti i suoi familiari ma capiva che non l'amore della famiglia lo tratteneva in casa, sua madre lo aveva sempre scusato ma senza convinzione, tutta assorta come era ad allevare le due ultime femmine che stavano cambiando l'atmosfera della famiglia. C'era come il sentore che almeno le due ultime ragazze non avrebbero dovuto vivere come gli altri figli, che per esse la sorte dovesse essere diversa. Per la madre le due bambine erano orgoglio. Le bambine crescevano belle anzi bellissime e la madre se ne compiaceva e giustifivava tutti i suoi parti come se a forza di provare nella maturità avesse saputo formare due fanciulle belle come fate o come principesse. Anche il padre pur senza crederci aveva accettato questo destino delle due ultime figlie e si comportava come se non ci fossero per dare un aiuto alla famiglia. Del resto esse erano ancora due bambine ma erano quelle che già spendevano più di tutti. D'altronde RB meno di tutti amava proprio suo padre che sì era generoso con gli ospiti e con i conoscenti ma che era burbero, sconosciuto per i figli. La sorella maggiore non la aveva si può dire conosciuta perche' si era sposata a sedici anni quando lui ne aveva otto e allora non l'aveva più vista. L'unico fratello rimasto non era cordiale e con lui RB non parlava mai senza che nessuno dei due avesse qualcosa da rimproverare all'altro per questo. Le sorelle principesse cominciavano a guardarlo dall'alto in basso. Nemmeno per la vasta casa o per la terra sentiva attaccamento, dico per la proprietà; e questo suo padre cominciò a rimproverarglielo come se glielo avesse detto. Non aveva questo sentimento della proprietà e non gli dava alcun peso anche perchè la proprietà nemmeno a suo padre che ci teneva tanto aveva procurato una bella vita. Passò molto tempo a riflettere a queste cose senza particolare sofferenza, ma non gli venne mai il pensiero cocente di andar via, di affrontare il mondo. Non immaginava nemmeno che viaggiare potesse essere un piacere. Era affezionato agli amici delle casacce questo sì ed era un motivo per rimanere e ne parlò con loro credendo che ci avrebbero riso sopra. Invece fu una discussione lunga e seria e RB si ricordò poi sempre che a un certo punto quando già era tardi e stavano per separarsi, Mario aveva detto :"Oh, noi parliamo ma lo sapete che abbiamo tutti vent'anni?". Tornando a casa RB si rese conto che andar via non avrebbe risolto niente che il torrente le montagne boscose il cielo lucente d'estate e umido di novembre erano suoi lì come altrove e così tutto il resto. E allora decise che lui sarebbe rimasto e che avrebbe cominciato a pensare davero per sè. Visse qualche mese sereno per questa decisione si lasciò crescere i baffi e imparò a fumare. Coi baffi e con le sigarette sentì che i suoi pensieri cominciavano a ruotare su argomenti importanti che spesso non riusciva a capire bene. Si guardava spesso allo specchio e cominciava a tenere al suo aspetto. Si trovava impensierito, con la faccia seria anche se un po' obliqua e con quei baffi che aumentavano la sua aria interrogativa e la stupore dei suoi occhi neri. Ma non riusciva ad affrontare con decisione una certa ansia che lo spingeva a fare dei progetti confusi. "E' la vita" -si disse un giorno mentre si guardava allo specchio. Assorto in pensieri contraddittori di questo genere si distraeva spesso mentre lavorava e spesso si dimenticava di fare qualche cosa che suo padre gli aveva raccomandato. Per questo spesso era rimproverato e per questo cominciò a rispondere a suo padre com male parole. Suo padre disse spesso in quel tempo che lui era un uomo in cui non si poteva riporre fiducia. RB riconosceva che suo padre qualche volta aveva ragione ma non poteva sopportare che lo comandasse anche per sciocchezze e lo costringesse a rimanere in casa e non lo potesse vedere mai un minuto con le mani in mano. A ventanni trovò un lavoro in città con due degli amici delle casacce mentre gli altri tre erano militari. Si sentì a posto e fu felice anche se ogni giorno doveva raggiungere la vetreria a piedi e tornare a casa ed erano ogni giorno otto Km di strada che d'inverno diventò faticosa. Comunque lavorava e guadagnava e suo padre dovette ammettere che dato che il lavoro degli zoccoli era molto calato suo figlio aveva fatto bene a cercarsi il lavoro col vetro invece che col legno. RB cominciò a provare una grande gioia di essere apprezzato in casa come un giovane serio; ma la sua soddisfazione durò poco perchè dopo otto mesi partì militare. Lo mandarono a Trapani che per lui era lo sprofondo e quella partenza fu il primo vero dolore della sua vita. Avrebbe voluto considerare la sua ferma come un avvenimento normale, come aveva sentito dai suoi compagni, ma non riuscì ad abituarsi che tardi alla vita di caserma. La prima mattina gli parve di non poter resistere alla lontananza da casa. Gli sembrava una vita affannosa quella che doveva fare e si sentiva sperduto come in un altro mondo. Si ricordava una fotografia di suo padre vestito da soldato, su una bicicletta vicino a un fabbricato enorme e non si poteva capacitare di come suo padre potesse avere quella faccia tranquilla, quel sorriso soddisfatto e un poco vanitoso. Quando arrivò era l'una dopo mezzogiorno e non gli diedero da mangiare. RB capì che non avevano serbato il rancio perchè se ne erano dimenticati solo perchè un suo compagno di viaggio più litigioso ne parlò beffardamente. Lui non si raccapezzava e non aveva pensato a mangiare. Era entrato in una camerata dove una quantità di giovani dormivano in mutande e non si mossero nemmeno quando un gruppo di reclute fu fatto entrare dove essi dormivano. RB ebbe un attimo di vero timore; quei giovani che dormivano nudi con le gambe nere di peli sembravano più forti e credette che lui non avrebbe potuto farcela. Quando poi un piccolo ufficiale entrò anche lui e si mise a urlare e RB si impappinò e si sentì insultare allora si sentì smarrire del tutto e l'immagine della sua città gli venne davanti agli occhi come il luogo dove sempre si potesse essere felici. Comunque si tirò a spalla il suo armadietto di ferro e si accomodò il posto dove dormire. Dopo due giorni gli sembrava davero di essere militare da due mesi e per la prima volta provava il desiderio infantile di rinunciare a un periodo della sua vita pur di poter tornare alla solita esistenza a casa sua. Nè riuscì ad ambientarsi tanto presto come i suoi compagni. Dapprima infatti la sua vita era stata infernale. Si credeva in dovere di essere disponibile tutti i minuti per gli altri e viveva in una continua ansia. Lo chiamavano imbranato i soldati e i superiori, lo stesso. Poi fortunatamente per lui lo misero in una fureria e il capitano stesso gli disse quello che doveva fare ogni giorno e allora ebbe più tempo di intimità, cominciò a parlare con i nuovi compagni e si abituò arrivando perfino a non desiderare tutti i momenti che fosse finita. Gli stessi uomini che non era riuscito a capire adesso li vedeva in un'altra luce e si era cominciato ad affezionare alla loro presenza. Per esempio un terribile e magro sergente maggiore. Era delle sue parti e non gli aveva mai fatto un sorriso di compiacenza e gridava sempre e quando gli andava a chiedere qualche cosa si sentiva seccato. "Tu mi dici questo e io ti rispondo voce del verbo arrangiarsi" diceva, e ti si levava dai piedi. Poi invece gli era sembrato sempre più umano, addirittura simpatico. Aveva notato che con molta bonomia quando li accompagnava lui al rancio li faceva mettere seduti davanti alle gavette e al secondo pronti sul tavolo e diceva "Un buon appetito a cranio e state tranquilli". Il tempo cominciò a passare normalmente e quando non aveva più problemi di esistenza e timori, quando cominciava a uscire in barba all'ufficiale di picchetto con il nastrino tricolore dei congedandi all'occhiello, allora come Dio volle lo rimandarono a casa. Si era smaliziato e quel poco di conforto che la famigla gli poteva dare dopo la sua esperienza militare RB se lo godè tutto. Ma presto dovette rimettersi a lavorare la terra col padre. Era giugno e c'era la battaglia del grano perciò il da fare non mancava. Avrebbe voluto tornare a lavorare in città ma al suo posto nella vetreria ci avevano messo un altro che era sposato e aspettava un figlio cosicchè RB pensò che avrebbe danneggiato tre persone invece di una lui che il pane poteva guadagnarselo a casa e non insistè per riavere il suo posto. Pensò che l'estate era appena incominciata e che le giornate erano lunghe e la sera avrebbe sempre potuto andare in città come faceva prima. Voleva ritrovare i vecchi compagni e ora una ragazza. Da militare non aveva avuto il coraggio di andare nei postriboli: solo si intimidiva e non sarebbe riuscito nemmeno a salire le scale, accompagnato da amici si vergognava e chiaramente sentiva che non era bello andare insieme a fare certe cose. Però proprio un postribolo gli aveva messo nel cuore il desiderio di una ragazza, e anche il pensiero della moglie. Era stato una sera che era uscito di ronda con un giovane sergente istruttore che anche durante le esercitazioni trovava la maniera di pronunciare frasi sconce. Con la scusa di andare a vedere come si comportavano i soldati li aveva portati in un postribolo. RB si meravigliò che si trovasse al primo piano ma subito fu attirato dalle donne. Furono ricevuti infatti con risi e riverenze e furono fatti accomodare in una saletta. Erano venute tre donne a parlare con loro tenendoli per mano ma a lui non era venuto il desiderio di essere senza guanti bianchi e cinturone e pistola per poter andare con quella donna che lo invitava a tornare la sera appresso. Era distratto e guardava la porta del salottino al di là della quale c'era l'ingresso al salone dove aspettavano gli uomini. E come se lo avesse presagito dalla porta vide passare in un attimo, veloce come un grosso uccello una donna seminuda, come un'immagine indimenticabile. Rapidamente RB aveva seguito con occhi veloci l'immagine che era subito scomparsa e ci aveva riflettuto a lungo per l'impressione. La donna portava un paio di mutandine a fiori e una casacchina aperta senza maniche della stessa stoffa. Due grandi mammelle si agitavano libere lentamente sollevando e abbassando due grossi bottoni neri agli angoli esterni. Era bianca e grossa con quei seni strani, con i capezzoli all'esterno mentre lui aveva sempre creduto che si trovasser davanti, diritti. Era rimasto turbato e quando il sergente aveva comandato di andare a vedere se i soldati presenti nel salone si comportavano educatamente RB aveva esultato e si era sentito atterrire nello stesso tempo al pensiero che avrebbe rivisto quella donna. Aveva gettato uno sguardo fugace ma profondo su quel seno scoperto e poi aveva mandato via un soldato che era seduto in un angolo agitando la mano col guanto bianco per farsi riconoscere. Una donna anziana era andata a protestare col sergente perchè lui aveva mandato vi il soldato e solo allora si era reso conto che erano entrati caso mai solo per controllare che i soldati non litigassero. Il sergente vedendo che la padrona non era arrabbiata lo prese in giro e lo chiamò imbranato e gli disse che i soldati erano richiamati per fare la guerra e non per andare in un monastero. Non la finiva più, di spiegargli quello che aveva capito nell'attimo stesso in cui sbagliava per una specie di impotenza che da sè trasferiva agli altri soldati di avvicinare quella donna. A distanza di tempo però quelle immagini che gli avevano tolto il fiato e i desideri così corpulenti come erano, si erano abbellite, erano diventate momentanee e affascinanti. Ogni tanto l'immagine di quella donna che aveva intravisto mezza nuda gli ricompariva davanti agli occhi e non c'era più delusione. Non ricordava invece l'altra, quella che l' aveva tenuto per mano, tutta coperta di veli. Ora che era passato quasi un anno si accorgeva che della donna aveva una idea diversa. Prima di andare soldato tutti i giorni desiderava una donna ma era un volere indeciso che non sopportava l'immagine fisica di una donna determinata. Era più che altro una oscura velleità. Per questo non era mai andato con i suoi amici e quando essi insistevano per portarlo con loro aveva sempre avuto l'energia di litigare per poter rifiutare l'invito. Adesso invece il desiderio si configurava sempre esattamente, riguardava una figura precisa di donna che egli aveva vista in un atteggiamento che lo aveva colpito e più di tutte lo seduceva la carne bianca della prostituta di Trapani. Desiderava però una compagna anche e per questo avrebbe voluto trovare moglie o una donna che stesse con lui se non poteva sposarlo per qualche ragione. Scendeva tutte le sere in città ma in tutta l'estate non riuscì a trovare una compagna. Per questo si decise a salire da una donna pubblica in una città vicina e non rimase deluso. Continuò a pensare a lei per un pezzo ma non ebbe più il coraggio di ritornare. Rimase fino al giorno del suo venticinquesimo compleanno a lavorare con suo padre, a fare il contadino e il padre gli parve sempre più pesante. Si comprò una bicicletta ma litigò con suo padre, sopportò quasi tutte le sere una discussione perchè suo padre non capiva la ragione del suo eterno voler scendere in città e quando il primo giorno del suo ventiseesimo anno trovò un lavoro nella vetreria solita potè tornare in città per lavoro. Era lo stesso lavoro di prima ma ebbe una paga maggiore ehe trovò giusta e sufficiente e si trovò sistemato, sicuro. Il periodo di se- renità gli giovò; si sentì ancora molto giovane e ritrovò molti compagni con i quali era piacevole trascorrere la serata. Solo che fu breve. Era il 1940 e scoppiò la guerra. RB si accorse subito che si erano ricordati di lui assaltatore e dovette riprendere l'uniforme del soldato. Fu un momento terribile. RB aveva sempre pensato che se gli fosse toccato di dover tornare militare sarebbe stata la fine. Non era riuscito a trovare terribile il ricordo del suo servizio di leva anche se tale avrebbe voluto che apparisse, anzi certi episodi anche incresciosi al ricordo erano diventati comici e piacevoli ma sempre con molta sincerità aveva pensato che tornare militare per fare la guerra era la più grossa disgrazia che gli potesse capitare. Comunque per tre mesi lo tennero in una caserma del Veneto e quando i suoi pensieri cominciarono a essere egoistici e dolorosi lo mandarono in Russia. Stette due anni nelle retrovie, in una fureria come aveva fatto prima ed era riuscito ad ottenere adesso. Faceva avanti e indietro con i materiali della fureria e il tempo passava. Poi lo mandarono al fronte e il giorno appresso a quello in cui era arrivato mentre correva insieme agli altri verso una trincea gli venne addosso una motocicletta che aveva perduto il soldato e gli fratturò la spina dorsale. Per questo RB tornò in Italia e stette quasi un anno in un ospedale militare prima tra la la vita e la morte e poi in lenta convalescenza. Gli misero un busto al quale subito si abituò e pote ricominciare a camminare con qualche cautela. Durante la convalescenza aveva molto tempo ma non aveva troppi pensieri. Solo che non aveva più quel bel desiderio di parlare e si sentiva dolorosamente ristretto in sè stesso. Questo doveva essere l'effetto della guerra in generale perchè della guerra vera lui non aveva provato niente, non aveva avuto la più pallida idea del pericolo mortale immediato e da sè non se ne era saputo rendere conto. Poi quando lo avevano depositato al fronte e aveva provato lo stupore lungo di una notte interminabile e silenziosa non era stata una grossa impressione. Non sapeva immaginare come la motocicletta gli fosse piombata addosso e nessuno glielo aveva narrato. Dopo aveva pensato a salvarsi, a salvarsi decentemente cioè aveva cominciato stranamente a pensare al futuro. L'ospedale non gli aveva fatto impressione; quando aveva cominciato a guardarsi attorno si era già abituato. Si sentiva calmo ma come se questo fosse la cosa più comoda. Per quasi un anno si sentì vivere come più lentamente, senza furberie, senza agilità, senza compromessi, ma con la pazienza, con la stasi, con l'obbedienza ai più banali consigli del medico. Pensava solo al mezzo di poter vivere poi decentemente e i suoi atti di vita. erano come destinati a questo futuro che ci sarebbe stato per lui. Quando uscì dall'ospedale aveva ventotto anni, ma non potè tornare subito a casa perchè a casa sua c'erano già gli americani. Ancora prima di essere dimesso dall'ospedale un uomo che era stato due mesi con lui, vicino di letto, gli aveva detto che bisognava andare coi partigiani. Lui aveva perduto un braccio nella guerra e spirava odio dalla bocca ad ogni parola che diceva. Aveva trent'anni ed era pittore, anzi era stato pittore, perchè aveva perduto la destra e tre dita della sinistra. Aveva l'incubo che si sarebbe rassegna- to a dipingere con la bocca o coi piedi, in seguito. E gli parlava qualche volta cogli occhi stretti, cattivi e antipatici, e RB era pieno di compassione. "Questa è la rabbia - diceva il pittore- un governo criminale ti prende a venticinque anni, quando hai deciso di vivere per una cosa, e ti lascia così, impedito". Ma RB non era andato coi partigiani. All'avvicinarsi dell'inverno del 43 si era sentito venire alla schiena dei dolori forti che non aveva mai sentito. La spina si era saldata e poteva camminare senza busto ma i dolori erano cresciuti in pochi giorni. Avrebbe voluto tornare all'ospedale ma pensava che lo avrebbero mandato via in quel trambusto per cui avevano già deciso di dimetterlo. Capì che non avrebbe potuto affrontare il viaggio in quelle condizioni. Andò a casa di un contadino che portava il vino all'ospedale e che aveva conosciuto bene e si sistemò da lui. Lo aiutava a tenere i conti del vino che vendeva e a scrivere i nomi di quelli che gli dovevano dei soldi. Una scusa per farlo sentire a suo agio. RB aveva da fare poco, e per curarsi i dolori alla schiena stava spesso a letto o seduto su una sedia a sdraio vicino alla finestra di cucina. I dolori alla schiena, inspiegabili, gli compromettevano l'avvenire e RB cominciò ad aver paura e ad avere degli incubi nel sonno. Il contadino e sua figlia lo consolavano dicendo che una volta tutto doveva finire e che a casa sua circondato dalle cure e dall'affetto si sarebbe dimenticato di quei dolori alla schiena. E questo futuro, nei momenti di pausa del dolore diventò il pensiero costante di RB. I dolori, insoffribili, che gli raggruppavano vicino il contadino e sua figlia, cominciarono a diradarsi verso novembre. Cominciarono alcune settimane comode per RB. Poteva passare lunghe ore dietro la finestra di cucina a guardare la campagna verde e gialla, diversa dalla sua, pianeggiante, coperta da filari di alberi allineati, comoda. Seduto dietro la finestra della cucina RB guardava fuori con lo sguardo fisso, costante. Quasi si innamorò della figlia del contadino che lo ospitava. Rimase una simpatia dolce e senza sviluppo perche non c'era speranza. La giovane era maritata con un cugino che adesso era prigioniero in India. E poi la sua schiena lo preoccupava e non prometteva certo un bello avvenire. Che questo avvenire ci sarebbe stato nessuno lo metteva in dubbio e il contadino e sua figlia gli rafforzavano l'idea. Parlavano sempre di questo e le loro parole erano calmanti e tranquillizzavano. Tranquillamente parlavano del mondo e della cattiveria umana e si auguravano che dalla guerra l'uomo uscisse cambiato, più ingenuo, innocente. RB confessava che malgrado le apparenze non aveva incontrato persone veramente cattive e anche la sua schiena era malata per un incidente. Malgrado il bonario peesimismo del contadino che era vecchio e vantava la sua esperienza RB da quelle conversazioni sul futuro traeva buoni auspici. Stranamente era per una segreta felicità presente che pensieri neri, di morte qualche volte gli turbavano la mente. Ed era quando il desiderio di affetto e di dolci parole con la figlia del contadino si faceva sentire più acutamente. Qualche volta infatti, stando seduto dietro la finestra della cucina la vedeva sul piano di mattoni davanti alla porta d'ingresso sotto la pergola di vite mentre travasava il vino da una damigiana. Era un lavoro che lei faceva in fretta e con abilità. Con un po' di sforzo inclinava la damigiana mettendo sotto il fondo un mattone e poi si inginocchiava per sistemare la canna e i fiaschi. Qualche volta però invece di inginocchiarsi si abbassava tutta tenendo le gambe unite e diritte e allora la veste dietro si sollevava e RB poteva vedere il nero delle calze finire obliquamente ed apparire il bianco tenero della carne, molto sopra alla piegatura del ginocchio. Era un momento bello per RB e mille pensieri gli venivano alla mente ai quali prometteva di tener fede. Quelle carni bianche e giovani non gli facevano desiderio ma una tenerezza che non aveva mai avuto e che perciò gli sembrava la cosa più pura e necessaria ad ogni uomo. Capiva che la sua vita era stata male vissuta e che avrebbe potuto capire quelle stesse cose che adesso capiva anche senza la guerra per la normale esperienza che danno gli anni che passano. Pensava che la sua schiena lo avrebbe portato prima del tempo alla morte, che anche quei riguardi che in tempi cosi duri egli per un caso fortunato si poteva permettere non sarebbero serviti a niente. Tamvolta pensava che potesse essere nociva la stessa quiete a cui sottoponeva le sue membra. Era la fine di novembre e la pioggia sospesa nell'aria lo intimidiva e gli faceva dolere le ossa. La nebbia oscurava la campagna e nel pensiero egli si sentì a casa sua vicino al suo torrente, nella stretta gola che nelle mattine nebbiose si dilatava e livellava. Erano tre mesi che l'avevano dimesso dall'ospedale e era la prima volta che l'immagine della sua casa gli compariva davanti agli occhi. Ma non era questo che gli complicava l'esistenza, ma il pensiero del destino. Fece il conto: tra servizio di leva e periodo di guerra in totale aveva vissuto cinque anni da militare e forse la fine non era prossima. Aveva un mestiere che non gli sarebbe più servito e la sua vita sarebbe stata più dura, modificata. Certo tutto si sarebbe aggiustato ma in quale modo? Egli si accorgeva che era costretto ad avere una fiducia illimitata negli altri che non conosceva e che il vecchio contadino chiamava feroci come tutti quelli che li avevano preceduti. Si accorse che non aveva conosciuto gli uomini e che era difficile conoscerli. L'unica persona che aveva capito a fondo e che ricordava con precisione esatta era il pittore mutilato. Il pittore era stato rovinato per sempre e anche lui si sentì rovinato,offeso, violentato più duramente che dalla motocicletta che gli era piombata sulle spalle. A cose fatte quanti si sarebbero salvati da un male fisico o spirituale? Gli sembrava che non poteva essere la vita della guerra quella che potesse far vivere agli uomini una vita normale e sentì chiaramente che la vita doveva essere diversa. Immagini nette di sè stesso in tutt'altra situazione, in compagnia di persone conosciute e amiche dai lineamenti chiari, bambini per cui sentiva un affetto sconosciuto che parlavano con voci nette e muovevano le mani agili gli si agitarono davanti agli occhi; pensieri nuovi, caLdi che prevedevano e provvedevano gli scaldavano la mente. E si sentiva una tristezza infinita vagargli nel corpo come un liquido allegante, perchè anche questi pensieri erano un errore, perchè comunque lo avevano costretto a riflettere sulla vita umana mentre la vita umana è e deve essere vissuta nelle opere e negli impulsi. Così gli sembrava: camminare per una gola verde rumorosa di acque piene di trote, lavorare con amici che parlano a voce alta, amare in silenzio una donna, rientrare stanco a casa, mettere al mondo un figlio. Gli sembrava insomma che pensare a come dovrebbe essere la vita fosse uno sbaglio, una malattia del cervello, come può essere ammalata la spina dorsale. Erano giorni che pensava a queste cose quando sulla fine di novembre RB guardava la figlia del contadino infiascare il suo vino. Sotto la dolce impressione d'amore i suoi pensieri erano finalmente indistinti, teneri e quasi languidi e la sua faccia intenerita era buffa con i baffetti che aumentavano la serena interrogazione degli occhi. I suoi occhi quel giorno erano rassegnati senza perchè e la sua abitudine a parlare gli popolava la mente di parole tranquille e meste, confuse tra loro, non articolandosi a formare il più semplice pensiero. Un leggero nervosismo gli aveva troncato d'un tratto quel dolce senso di beatitudine che gli aveva suggerito la vista delle gambe della giovane che per due volte gli aveva fatto vedere un poco della sua grazia giovanile. Subito dopo si sentì il rumore di un camion e poi il camion apparve con i tedeschi e RB fu rastrellato. Egli si sentì rivoltare, ebbe coscienza che si erano sbagliati con lui, poi ebbe paura. Non esitò a parlare piagnucolando, a gestire per dimostrare la sua condizione, a mostrare il busto che sfortunatamente non aveva indosso, a spogliarsi perfino per far vedere la sua schiena che chiamava sfragellata. Era tanto convinto che si sarebbe capito subito che non esitò ad opporre qualche resistenza quando sentì l'urlo della giovane donna e un colpo terribile alla schiena. Per spingerlo uno dei soldati non aveva esitato a colpirlo col calcio del fucile. RB si senti martoriare ma non svenne perche aveva sentito l'urlo della donna. Si rialzò cercando di vederle il viso e la vide che urlava ancora con i capelli davanti agli occhi e la maglia arrotolata sul petto, disfatta:"Mio marito, malato, malato!". La vide piangere, col volto tutto bagnato da lacrime abbondanti, col terrore negli occhi, come se davvero portassero via suo marito; e allora si mise a piangere anche lui. Mentre il camion ripartiva la vide sparire nella nebbia sempre piangente e RB capì che anche a lei avevano portato via l'essenziale, l'unica presenza che dopo anni di solitudine immedicabile aveva saputo suggerire pensieri amorosi, comunicativi, umani, veri. Si accomodò sul cassone e si sentì tutta la schiena indolenzita. Una voce secca, senza pietà disse:"Beato chi ci sente. Un vecchio sordo che non ha risposto all'alt lo hanno ammazzato come un cane". Solo quando si fu un poco calmato ed ebbe trovato una posizione che non gli faceva sentire troppo il peso sulla schiena, dopo che ebbe visto il suo vicino zoppo, con la faccia vecchia di alcolizzato, RB vide distintamente il suo busto di cuoio inferrato giacere rigido nel fango, quel busto che forse gli avrebbe permesso di vivere quasi normalmente, con un poco di facile cautela. Quando RB tornò a casa sua, nella sua città, la guerra era finita da più di un anno. Non era mai staro grasso RB, ma tornando dalla Germania pesava quaranta chili e sei mesi prima, prima di quando gli americani lo avevano preso in un campo di concentramento, era arrivato a pesare 35 chili soltanto. Era stato lui uno dei pochissimi che non era scappato dal camion quando lo avevano rastrellato, ma proprio non ce l'aveva fatta, preso da atroci dolori alla schiena. Gli era andata bene. Nel campo gli era cresciuto una specie di bubbone alla schiena, tra le scapole, e se prima si era molto preoccupato, poi visto che il dolore era quasi cessato, lo aveva preso come schermo per non essere sottoposto ai layori più pesanti ed aveva passato alcuni mesi nel letto. Era molto dimagrito ma non aveva mai perduto il desiderio di sopravvivere. Come d'altronde quasi tutti gli altri, RB aveva continuato pur in quelle misere condizioni a scegliere i mezzi che con l' esperienza e le reazioni del suo corpo giudicava le più opportune alla conservazione. Lo stesso campo di concentramento, forse perchè era sempre stato malato o perchè era capitato bene, non gli aveva lasciato tracce o traumi. Curato in un ospedale militare alleato per sei mesi aveva visto ritirarsi il bubbone tra le scapole e crescere i suo peso di cinque chili. Lo volevano operare ma aspettavano che riprendesse un po' di carne; poi quando la malformazione si ritirò da sè la rimandarono a casa. Erano passati quasi sei anni da quando era partito. RB aveva allora trentuno anni. Il viaggio fu comodo anche se non tutto funzionava. Mentre RB si avvicinava a casa sentiva crescere la fiducia, tornare una vena d'entusiasmo. Gli pareva che tutto si sarebbe aggiustato nella sua schiena; si erano aggiustate tante altre cose! Si sentiva giovane. Si era abituato alla sua infermità e istintivamente prendeva in considerazione soltanto le possibilità connesse con il suo stato di salute. La vita tornava ad essere vera e RB pur nei brevi giorni del suo viaggio di ritorno tornava a pensare come una volta: farò questo e poi farò quest'altro. Per ora gli bastava tornare a casa. Poi si sarebbe interessato di non pesare sui familiari e si sarebbe trovato un lavoro decente per lui. E c'era la pensione. Quando arrivò davanti a casa sua la commozione era passata. Con l'autobus che prima non c'era arrivò presto a casa dalla città, ma il torrente e la strada e i colori dell'infanzia ebbe modo di rifletterli. A casa c'erano soltanto suo padre e sua madre ed egli si sentì deluso. Anche l'accoglienza non fu molto commossa. Suo padre era molto invecchiato, irrigidito nelle membra e nei tratti e anche la sua voce era secca, come un ramicello asciutto che si spezzasse crocchiando. La madre era vestita di nero. La sua faccia era tranquilla, un poco stupita e non poteva sorridere. RB ebbe pietà di 1oro,ma nello stesso tempo gli venne un gran desiderio di raccontare quanto avesse patito e come fosse sempre malato. Erano sei anni che non li vedeva. Gli venne voglia di mostrare come era ridotto e lo avrebbe fatto perche si sentiva a disagio, come per giustificarsi, ma non ne ebbe il tempo. "Il più grande dolore l' ho avuto io"-disse la madre. Così RB venne a sapere che la sua sorella più piccola che aveva lasciato di quindici anni era morta a diciotto, di un male fulmineo e misterioso. La madre gli fece vedere una fotografia di lei scattata pochi mesi prima della morte. Gliela mostrava come per compire un dovere ma di malagrazia. "Era bella"-disse RB. Guardava la madre che aveva la bocca sprezzante. "Non è servita a niente la bellezza"-disse la madre. E se ne andò via. Faceva sem- pre così, gli disse il padre, da allora. E gli raccomandò di non dare troppi dispiaceri in casa perche da allora la madre non era più quella di una volta. Parlava rigido con la voce secca come se non sapesse quello che diceva. Gli disse che la madre era ammalata, che aveva la pressione alta. Gli girava intorno con le mani lunghe e diritte sulle gambe. "E adesso che intenzioni hai"-gli disse fermandosi. RB lo guardò senza alzarsi, con la faccia di tre quarti. Solo gli occhi erano stupiti. "Non lo so -disse- qualche cosa farò. Passò qualche giorno a casa, rivide tutti quelli che erano rimasti. Si congratulavano con lui e lo consolavano e RB cominciò a sentirsi più ad agio. Ma troppo spesso stava solo, senza far niente, e vedeva tutti indaffarati. Con suo padre e sua madre era difficile parlare. Come se non potessero parlare d'altro che di quello che doveva fare lui e RB cominciava a non saper che fare davvero. Si sentiva spaesato in mezzo ad uomini che non avevano tempo per lui. La sua famiglia era come se non esistesse più. La sorella grande aveva quattro figli e viveva a cento KM, i fratelli dall'America avevano scritto mesi addietro per far sapere che stavano bene e che avevano potuto evitare la guerra, ma non dicevano come. In casa viveva il fratello minore che lavorava in una cartiera ma in casa ci veniva solo a dormire. Era taciturno e chiuso. Spesso RB lo vedeva che si metteva con le mani in tasca a fissare la terra e rimaneva così per molto tempo, per tutto il tempo che stava in casa. La sorella minore era bella ma anche lei non stava mai in casa e parlava meno del fratello e stava poco anche con la madre. Aveva voluto lavorare anche lei e si era impiegata in una cartiera. Quando RB tornò a casa aveva però già smesso di lavorare perchè il padrone della cartiera l'aveva chiesta in moglie e le nozze si dovevano celebrare tra pochi mesi. A RB non ne avevano nemmeno parlato ed egli era venuto a sapere di questo matrimonio in maniera strana, che aveva provocato quasi un litigio. Approfittando del bel tempo e di un momento in cui si sentiva bene con la schiena, aveva detto alla madre che usciva a fare una passeggiata. Ma la madre si era opposta quasi con cattiveria e poi per spiegargli gli aveva detto che stava per tornare la sorella accompagnata dal fidanzato e non voleva che lo vedessero. RB l'aveva guardata con tanta meraviglia che sua madre aveva dovuto spiegargli ancora che l'onore che il padrone della cartiera faceva alla sorella era grande e che gli altri componenti della famiglia non c'entravano e che anche a lei piaceva così. Bisognava pazientare fino al matrimonio, fino a quando cioè la sorella se ne sarebbe andata nella nuova casa e allora ognuno avrebbe ripreso la sua vita. Quando la sorella tornò a casa e come al solito salì in camera sua senza salutare nessuno con la faccia contratta e dura, RB uscì. Era sera e il buio calava a grandi lembi sulla valle. RB sentì che bisognava decidere qualche cosa. 0A casa sua tutti avevano la loro vita ed egli non poteva entrare in quella intimità. Aveva pensato chissà perche che c'era un posto che egli doveva riprendere ma si era accorto che non c'era posto per nessuno. Anche suo fratello non aveva posto, anche sua sorella viveva in quella casa da estranea. Per abitudine si passò una mano tra le scapole e si sentì la schiena liscia indolore. Pensò che da due mesi non aveva più avuto il più piccolo dolore e che la malformazione non era più ricomparsa. Si palpò le carni sul petto, sulle cosce, sulle natiche ed ebbe la sensazione di essere ancora un poco ingrassato. Continuava a ricrescere, a rimettersi al mondo. Doveva subire, pazientare fino a quando non avesse trovato un lavoro adatto e decise che dall'indomani sarebbe sceso tutti i giorni in città per cercare il suo lavoro e vedere le faccende della pensione. Stette un pezzo appoggiato alla spalletta della strada sul torrente a veder volare gli uccelli nell'aria quasi scura della sera. Poi tornò in casa piano piano, leggero e di buon cuore. Mangiò solo e poi si sedette vicino alla finestra della cucina. Gli altri gli sembravano misteriosi e affascinanti e voleva vivere come loro anche se non capiva che cosa volessero. Voleva vivere come gli altri. La ferita alla schiena, la guerra, gli anni perduti con compagni che adesso non riconosceva, non potevano averlo rovinato per sempre. Come non avevano rovinato gli altri, a parte suo padre e sua madre vecchi. Si sentì felice per la prima volta dopo tanto tempo, guardando la notte da dietro la finestra di cucina. Aveva la sensazione di essere completamente ristabilito. Rapidamente fece una rassegna di tutto quello che aveva guadagnato tornando: un solo piccolo rimpianto, quello che davanti alla finestra di cucina non ci fosse un piano con una pergola di vite e una donna giovane che si chinasse un momento per togliere una gomma da un fiasco mostrando un poco le gambe. Dopo tre anni RB fece il primo viaggio a Roma. Andava a passare la visita medica al Celio per ottenere la pensione di terza categoria che lo stesso capitano medico che lo aveva curato aveva sostenuto dicendo che era il minimo che potessero dargli. Gli avevano assegnato senza difficoltà quella di settima categoria. Mentre viaggiava verso Roma RB guardava 1e stazioni e le case alle periferie delle città attraverso cui passava come se uscisse da un convento. Non aveva fatto una bella vita in quei tre anni. Ma si era sposato felicemente.Ripensando al suo matrimonio avvenuto trenta mesi prima RB pensava che era stato l'unico avvenimento lieto della sua esistenza. Aveva conosciuto sua moglie quasi per un caso e si erano intesi subito. RB dopo la sera in cui si era sentito in litigio con i suoi genitori aveva trovato un lavoro che gli era parso possibile per la sua salute. Approfittando della sua qualità di reduce dalla Germania si era fatto assumere come fattorino in una linea di autobus che avevano messo proprio in quei mesi. Il lavoro non era faticoso sia perchè la gente a cui doveva fare i biglietti era scarsa sia perche le fermate erano a una certa distanza l'una dall'altra ed egli poteva sempre sedere vicino al guidatore e scambiare qualche parola con lui in una inconoscibile posizione di riposo poichè non aveva quasi parlato del suo male in casa ora un poco se ne vergognava, si stizziva per questo ma aveva finito per cercare di dissimulare che era malato o per lo meno delicato nella schiena. Del resto era ingrassato ancora e pesava 52 chili adesso e la schiena non si era più fatta sentire. Subito dopo qualche giorno del suo nuovo lavoro come fattorino si era trasferito in città ed era andato ad abitare in una casaccia, a pensione presso una famiglia. Davanti a quella casaccia c'era una famiglia composta da tre donne, madre e due figlie che facevano le sarte e RB aveva notato la più giovane che poteva avere venticinque anni, una bassina bruna dalle forme rotonde e il viso serio e chiuso. Gli occhi di lei soprattutto gli piacevano neri e brillanti, immersi in un incavo ombroso sotto nere sopracciglia. La vedeva tutte le mattine e avrebbe voluto conoscerla ma di sera quando il suo turno giornaliero finiva non era mai riuscito a vederla. La conobbe dopo un mese in un giorno speciale perchè era il primo maggio e la corsa non si effettuava. La sera del primo maggio 1947 fu importante per RB. Incontrò T. piangente per la strada impaurita da tre giovani ubriachi che la molestavano. RB si accompagnò a lei senza parlare ed entrò nel suo portone per far vedere ai tre che erano comparsi all'angolo della strada che la donna era accompagnata e che era rientrata in casa. Come essi chissa' perche' si avvicinavano spavaldi RB chiuse il portone col paletto un poco bianco di vergogna perchè gli sarebbe piaciuto uscire e dare una lezione ai maiintenzionati, se lo avesse potuto. T. Gli sorrise e lo invitò a salire a casa sua per aspettare che quelli se ne andassero e RB fu felice per la dolce voce della ragazza. Salì al terzo piano adagio con T. che imbarazzata con le mani costrette sul petto saliva senza fret- ta. Lo fecero accomodare con grandi complimenti e T. si rivelò una donna decisa e pratica che faceva molte cose e dimostrava molta energia. Vedendola così sicura in compagnia della madre e della sorella RB capì che con quei tre ubriachi T. doveva aver corso un pericolo reale e si sentì spaventato. Di nuovo una specie di impotenza nel valutare gli uomini gli legò i pensieri, quello stesso senso di disagio che in autobue seduto vicino al conducente lo spingeva a guardare i viaggiatori attentamente e a sentire i loro discorsi e a cercare di capirli. Tornò tutte le sere in casa di T. perché si trovava bene. Un pensiero gli entrava in tutto il corpo quando si avviava verso la casa di T.: la sera è bella; come è bella la sera, tutto si chiarisce, tutte le ansie spariscono, tutto diventa comprensibile. Quando due mesi dopo RB e T. si sposarono egli si trasferì nella casa di lei e iniziò la sua vita familiare. La suocera e la cognata vivevano con loro ed erano molto contente che T. si fosse sistemata. Erano sarte e continuarono a lavorare quietamente e senza litigi. RB era l'unico uomo in casa ed era l'unico uomo che esse praticavano perchè facevano vita molto ritirata. Si abituarono presto a lui e lo riempirono d attenzioni. Con T. era bello essere sposati; era una donna calma e attiva e gli diede una felicità insperata. Ella lo amava e RB ricambiava questo amore con molta buona volontà perchè di fronte a sua moglie egli si sentiva timido e incerto come se sempre si dovesse scusare per qualche cosa. Eppure solo con lei RB poteva essere quello che sentiva di essere, non aver preoccupazione alcuna a confessare ogni suo stato d'animo. Entrò nell'animo di RB una specie di venerazione per sua moglie. I loro rapporti erano affettuosi e aperti; in presenza delle altre due donne si comportavano con molta naturalezza e l'amore nella loro camera nuziale era sempre un premio. Quando T. gli disse che era incinta, dopo due mesi di matrimonio, RB cominciò a risentire qualche dolore alla schiena. Cominciava l'autunno ed egli lo attribuì al cambiamento di stagione ma T. si preoccupò davanti ai lunghi mesi freddi di cui settembre era il primo annuncio. RB provava il maggior dolore la mattina presto qualche minuto dopo essersi alzato. Continuò a lavorare e cercò di resistere ma si spaventò a morte quando si sentì ricrescere la malformazione tra le scapole, allo stesso punto di prima. Lavorava e viveva in casa, quasi non vedeva gli altri uomini intorno a sè ma non gli dava infelicità questa sua vita, anzi era il periodo più bello che avesse mai vissuto. La curiosità potente che lo attirava verso gli altri si era come spenta e poteva stare lunghe ore completamente solo. T. non lo dette a vedere ma ebbe paura anche lei: RB le aveva sempre detto tutto. Volle che il marito facesse le lastre e andasse da uno specialista. Fecero dei sacrifici e RB cominciò a farsi vedere la schiena. Per quella specie di bubbone prima diagnosticarono la Tbc poi in vece gli dissero che doveva operarsi. Quando RB non ebbe più soldi era ancora incerto su quello che aveva. Andò all'ospedale militare e lo tennero una settimana in osservazione. Poi per conto suo tornò da un medico che gli aveva fatto una impressione di simpatia e tornò a farsi le lastre. Ci andò T. all'ospedale militare con le lastre nuove e il referto del medico. Quando seppe che l'unica cura per far asciugare il bubbone era il busto di gesso si sentì morire e pianse. Pure sentì che questo suo dolore riguardava ormai la tristezza del marito costretto al busto di gesso e all'immobilità e non più sè stessa che aveva creduto angosciosamente che per quella malformazione suo marito sarebbe morto prima ancora di veder quello che gli aveva lasciato nel seno. Due anni RB tenne il busto di gesso cambiandolo ogni due mesi, mettendone sempre di nuova forma e di nuove dimensioni e sopportò. Ma il suo carattere si stava cambiando; diventò scontroso e irritabile e con la moglie arrivò anche a qualche litigio che non gli lasciava la bocca amara. La nascita di una bambina contrariamente a quanto aveva creduto non gli fece una grande impressione. Non si sentì padre in modo particolare ma spesso guardare la piccola che normiva in un piccolo lettino nella sua camera lo inteneriva e lo spingeva a fare dei timidi sogni per il futuro. Col busto non si trovò bene perche questo era particolarmente aderente e non si adattava al suo corpo ma ne sentì i vantaggi. La malformazione si ritirò piano piano e la schiena col busto non doleva. Solo che aveva dovuto smettere di lavorare e per due anni visse col lavoro delle donne, molto poveramente. In tutto quel periodo non vide quasi nessuno solo una volta suo fratello che lo venne a vedere e non gli disse quasi niente. Allo scadere del secondo anno gli diedero un busto di cuoio simile a quello che aveva portato in tempo di guerra. Sua moglie era incinta di nuovo e la prima figlia cresceva bene senza dare preoccupazioni. Era di nuovo settembre ma il tempo era bello e caldo ed RB uscì da casa col busto di cuoio a cui si era subito adattato. Uscì con la moglie di domenica per fare una passeggiata per la città. Il sole era alto e scaldava ma RB dopo un attimo di esultanza in cui i suoi occhi si erano inebriati alla vista della natura trascurò il sole e la campagna vicino alla sua casa e cominciò a guardare le case nuove che avevano costruite, le insegne dei ritrovi e la gente.Trovò la città cambiata. Come si allontanò un poco dalle casacce la città era rinnovata. Case nuove erano sorte da ogni parte e oltre il torrente, vicino alla via provinciale era nato tutto un quartiere nuovo dove molta gente era andata volentieri ad abitare. Sua moglie lo informava e gli spiegava i luoghi e i nomi e gli faceva vedere le insegne dei negozi e dei rappresentanti. I nomi dei grandi industriali del luogo si leggevano a caratteri grossi, sparsi sui muri delle costruzioni. Un attimo si distrasse per leggere il nome di suo cognato che non aveva mai visto ma subito tornò a guardare con stupore la moglie che sapeva quelle cose, che aveva vissuto quei due anni e mezzo con lui che era rimasto all'oscuro di tutto. Quando egli disse che era rimasto meravigliato e che non avrebbe mai immaginato così quella cittadina che lui conosceva da quando era nato, la moglie tranquillamente gli disse che era logico dato che da quando si erano sposati era dovuto rimanere sempre in casa. RB riconobbe che quella tranquillità era giusta ma pure non seppe trattenere un moto di sospetto verso sua moglie. RB trovò tutto molto bello e si sentì crescere il desiderio di conoscere quegli uomini che avevano saputo trasformare così quella città. Allora la guerra era davvero servita a qualche cosa, a smuovere le acque di tanta novità. Prima che il sole calasse RB volle tornare a casa. Si sentiva agitato e non ne voleva parlare con la moglie. Capì che la famiglia non gli sarebbe bastata più ed ebbe orrore dei due anni che aveva passato chiuso in casa; ora gli sembrava che a vivere così era come stare chiuso in una tomba e che mai più si sarebbe tolto il busto. Il capitano medico gli aveva detto che la malformazione era rinata perchè aveva interrotto con le buone o con le cattive l'uso del busto e che da ora in poi se voleva stare in santa pace non se lo doveva togliere più se non a letto, per dormire. Gli aveva raccomandato di non fare sforzi e siccome lui aveva detto che doveva pur tornare a lavorare, il capitano medico gli aveva messo in testa la storia della pensione di terza categoria che avrebbe triplicato la somma che prendeva e lui avrebbe potuto lavorare poco e scegliere il lavoro. Per questo aveva fatto ricorso e per questo adesso andava a Roma. Roma non gli piacque per niente. Riconosceva che era una grande città con cose che non aveva mai visto, ma era terribile camminare per le sue strade, solo in mezzo alle altre persone, con il sentimento preciso che se ti fossi sentito male e per esempio ti fossi seduto sul marciapiedi di sera combattendo nausea e vomito nessuno ti avrebbe aiutato, nessuno avrebbe riflettuto e avrebbe pensato a te. Stette quindici giorni in osservazione al Celio. L'ospedale militare non gli fece impressione. Non stava con i malati e la gente che vedeva era poco interessante, come quella che aveva conosciuto per tanti anni durante la guerra. Al Celio RB capì che in guerra non aveva imparato niente, che anche a parte la schiena che era un difetto non aveva messo insieme una idea in croce e che non si ricordava di niente con precisione. Mentre certe cose che aveva visto o fatto durante l'infanzia o dopo che era tornato a casa non se 1e era potute più scordare e ogni volta che doveva fare qualche cosa i pensieri che per la prima volta in quelle occasioni gli erano nati nell'anima tornavano subito alla sua attenzione ed egli era quasi costretto ad agire dietro quel vecchio suggerimento. Se guardava dietro la sua vita gli sembrava che ci fossero dei vuoti e dei pieni e che la guerra appunto fosse il vuoto più grosso. L'unica cosa che lo colpì a Roma furono i manifesti attaccati alle case, quelli che parlavano dei partiti politici e delle cose che si dovevano fare. RB capiva che quelle cose che si dovevano fare significavano soprattutto come ci si deve comportare con gli altri uomini. E riflettendo anche lui capì che questo era il primo problema da risolvere. Quando lo rimandarono a casa con assicurazioni che la sua domanda avrebbe avuto regolare corso RB fu contento. Il treno correva ed egli si sentiva bene. Il busto aderiva strettamente ma la posizione eretta, composta, dopo tanti anni gli era divenuta abituale. Dalla sera prima pioveva senza interruzione e arrivati ad Orvieto il treno si fermò per un pezzo. I viaggiatori attorno a lui cominciarono a dare segni d'impazienza, a domandare. Parlavano tutti e domandavano al capotreno che si era messo a fumare sotto la pensilina. Domandatelo al padreterno -disse quello. RB si era accorto che la fermata era l'unico motivo che aveva spinto i suoi compagni di viaggio a parlare ed egli si restrinse subito nei suoi pensieri quando vide che gli altri sconosciuti non volevano parlare altro che del treno e del tempo. Si seppe che il treno non poteva proseguire perche la galleria tra Orvieto e Chiusi era allagata e che il viaggio sarebbe proseguito per un'altra linea più lunga e più scomoda per l'ingorgo di treni deviati. A mezzanotte erano ancora fermi a Terontola e incrociarono un treno di lusso proprio davanti al vagone ristorante dove c'era gente seduta a parlare tranquillamente e a bere. RB si fece al finestrino per osservare i loro visi ma li potè vedere solo di profilo. Quegli uomini e quelle donne non guardavano fuori dal finestrino; parlavano tra di loro senza gesti e non guardavano attorno. Era impossibile capire anche solo qualcosa di quello che potevano dirsi. Alle due di notte il treno si fermò a Firenze, con otto ore di ritardo. Erano ventiquattro ore che pioveva sempre senza smettere un attimo. Molti treni avevano fatto ritardi notevoli e le sale d'aspetto erano piene. RB cominciò a camminare avanti e indietro sotto la pensilina e cominciò a combattere il freddo alle gambe e alle braccia. Era sempre notte fonda e il treno che doveva prendere lui sarebbe arrivato soLtanto dopo tre ore. Sentì il rumore del vento prima che la folata lo investisse e lo facesse rabbrividire. Quando il tremito finì RB per la prima volta nella sua vita si sentì venire dal profondo del cuore fino alle labbra la maledizione contro il cattivo tempo. Si avviò verso la sala d'aspetto deciso a stare per lo meno al caldo. Mentre camminava rifletteva per sè. "Questi sono strapazzi che non devo fare -pensava- se voglio vivere in pace'! Pioggia e vento non gli facevano bene. L' inverno era un nemico da tenere a bada, questo era sicuro. Si strinse nel cappotto entrando nella sala d'aspetto. Prima aveva visto un uomo che dormiva col torso sdraiato su una panca, occupando due posti. Era deciso a svegliarlo e a sedersi ma qualcuno lo aveva preceduto e non c'erano altri posti. Resistette in piedi ma si sentiva stanco morto. Il pensiero dello strapazzo nocivo alla sua schiena era sempre più frequente e RB fu preso dall'ansia e dalla paura. Prese una decisione qualsiasi. Si avvicinò ad un uomo dalle grandi spalle che era assopito con la testa sul petto, composto. La toccò sulla spalla e gli disse con vece bassa se poteva cedergli il posto. "Sono mutilato di guerra"-aggiunse e disse quella parola adesso per la prima volta pur avendola sentita dire e pensata tante volte. La parola gli fece effetto e si senti il più bisognoso d'aiuto fra tutti gli uomini. Gli sembrò ancora che la parola avesse il potere di far capire che egli aveva un pudore ma che in realtà viveva sempre con quella paura che gli tornasse il bubbone tra le scapole. Rimase di stucco quando si accorse che quell'uomo si era seccato. Lo guardava con occhi arrabbiati e diceva che lo aveva svegliato apposta e domandava in che mondo erano. Disse che anche lui era stanco morto e che tutte le domeniche notte doveva dormire su quella panca lui. E disse pure che l'indomani lo aspettava una giornata piena di lavoro massacrante e che lui la vita se la guadagnava. E ogni tanto sinceramente ripeteva meravigliato in che mondo si viveva, su che razza di mondo era quello. RB si tirò in un angolo vergognoso e non aveva avuto la forza di arrabbiarsi. La paura stava sparendo come la nebbia al sole, prima sembrava rimanere compatta poi più lieve e trasparente e poi ad un tratto riflettevi che non c'era più. Passata la paura sentì tornare un attacco d'ira ma si dominò. Guardò l'uomo con cui aveva avuto a che dire. Oramai si era svegliato e fumava a boccate lente alzando la testa per soffiare il fumo con gli occhi aggrondati come se pensasse e forse si pentisse. Poi lo sentì che parlava e l'aveva ancora con lui perchè con testardaggine ripeteva la domanda sulla qualità del mondo e diceva che a quattro anni dalla guerra era ora di finirla coi privilegi e che la guerra l'aveva fatta tutta anche lui. RB uscì di nuovo sotto le pensiline e vide 1'inizio del giorno. Il giorno gli rimetteva i pensieri nella testa. Pensava ora che se qualcosa non andava nella sua vita forse la colpa non era di nessuno, che addirittura fosse sua propria. Ma che razza di mondo è questo, ma in che mondo viviamo, aveva detto quell'uomo perche lui lo aveva svegliato. Aveva due spalle così grosse e poteva dormire anche seduto tra altri uomini in una sala d'aspetto di una stazione, in una notte di temporale e di tuoni. RB si domandò perchè viveva. Non se lo era mai domandato, cioè non aveva mai precisato che cosa voleva raggiungere prima di morire e allora era giusto che ogni giorno fosse la ripetizione dell'altro, che fosse la stessa cosa vivere in casa col busto immobile o fuori di casa libero e osservatore. Per gli altri non doveva essere così o per lo meno non sembrava. Aveva perduto tutti gli amici, o meglio conosceva tanti amici così di nome ma per tutti gli altri l'amicizia era la ricreazione di un minuto. Ogni uomo gli sembrava che non fosse disposto a sacrificare per l'amicizia nemmeno un momento del suo pensiero chiuso, impenetrabile. Nessuno sottraeva tempo al desiderio di raggiungere quel qualche cosa che egli non conosceva. Gli sembrò di essere un ozioso, un nullafacente, di esserlo sempre stato perchè tutte le sue azioni erano state senza perchè. Gli altri uomini gli sembravano diversi. Se gli tornavano alla mente gli incontri che aveva fatto da quando era tornato dalla guerra si accorgeva che non consolavano, che non dicevano cose belle. Prima di sposarsi aveva incontrato una ragazza con la quale aveva scherzato intere serate quando era alla vetreria e lei era sotto ai ventanni. L'aveva fermata che camminava correndo e gli era tornata chissà da dove l'abitudine a parlare scherzosamente con lei. Ma la donna aveva tagliato corto. "Beato te che hai tanto tempo da perdere"-aveva detto. Ed era andata via con lo stesso passo veloce che per la verità aveva sempre avuto tanto che la chiamavano gambalesta ma che quel giorno gli era sembrato nuovo, strano, incomprensibile. RB si convinse che a continuare a vivere così non sarebbe arrivato a niente e per la prima volta ciò gli sembrò nocivo, implacabile. Certo era molto meglio trovare qualche cosa per cui vivere da uomo. La natura per lui era stata uno spasso e gli sembrava adesso che con una figlia a casa e un'altro in viaggio non potesse più sentirsi bambino. Si accorse che il torrente e la pesca e le domeniche passate a risalire la valle potevano essere un perditempo. Ma non sapeva che cosa cercare. Quando vide che si avvicinava il suo treno si distrasse ma subito dopo, mentre saliva sul treno vuoto sollevando a fatica le gambe, sentì tornare l'ansia. Capì che la vita gli si era complicata, che ora presentava un nodo che doveva sciogliere e che non era possibile trascurare. Sentì che si sarebbe applicato con tutte e due le mani a sciogliere quel nodo, per tutta la vita se era necessario, fino a che lo avesse sciolto. Si ricordò che tra due giorni ricorreva il suo compleanno. Trentaquattro anni oramai e pensò di essere vecchio così, senza che le sue esperienze ci avessero contribuito. Nè la guerra nè la famiglia nè i figli. Si sedette e sospirò. Ma la comodità lo alleviò e RB si addormentò quasi subito, nell'incertezza. Dopo il suo ritorno da Roma RB iniziò una vita più attiva e trovò un lavoro che giudicò adatto per sè. Dovette prendere la patente di guida e incontrò qualche difficoltà ma superò l'esame di guida alla prima prova. Da quando prese la patente RB diventò rappresentante della ditta della sua città, Giacomo Pult e fratelli, ditta di generi alimentari, pane pasta e derivati. Suo compito era quello di fare propaganda presso i rivenditori e i bottegai, prendere le ordinazioni e portare i quantitativi di merce ordinata. Per questo era necessaria l'automobile, per potersi muovere in fretta senza fatica. Anche il capitano medico fu d'accordo che il lavoro era adatto perchè non era necessario che RB non si affaticasse ma che non affaticasse la schiena. Stare la maggior parte del tempo seduto e lavorare nello stesso tempo era la cosa migliore che gli potesse capitare. D'altronde proprio durante i primi giorni del suo nuovo lavoro gli nacque la seconda figlia che piacque molto a RB, bruna e liscia, con lunghe mani fini. Questa volta si sentì padre e siccome il suo lavoro in genere finiva poco dopo il mezzogiorno, dopo aver fatto il giro in programma e aver riportato la macchina ai locali della ditta, RB rientrava in casa e si interessava molto della vita della sua piccola figlia bella. Col guadagno della sua nuova attività e la pensione di terza categoria e il lavoro della moglie e della cognata i problemi economici cominciarono a sanarsi nella vita di RB. Erano tutte piccole somme ma messe insieme lasciavano vivere. Anche sua moglie cominciava ad essere più tranquilla e poterono pensare di comperare anche0 un paio di mobili che oltre che coprire due pareti si rivelarono molto utili. RB cominciò ad essere soddisfatto della sua giornata. Anche il principale che le prime volte gli era sembrato strano e odioso, si era rivelato uomo di non grande intelligenza e un poco iroso ma in fondo non cattivo. Era giovane ancora di trentotto anni ed era alto e grosso, con una testa di grandezza spropositata. Un mezzo gigante dalla carne rosea con cui contrastava il nero di due enormi baffi. Anche RB portava due baffetti ma non riusciva a capire come mai il suo principale li potesse portare così grandi. Una volta baffi così li aveva visti ad un uomo che aveva il labbro superiore sfigurato e era comprensibile che se lo volesse nascondere, ma non rassomigliava a Giacomo Pult. A vederlo che si girava da un'altra parte quando qualcuno entrava e che guardasse con aria assente gli altri quando comandava qualche cosa orimproverava qualcuno era antipatico e infatti tra i dipendenti erano molti quelli che non lo potevano vedere. Ma con l'andar del tempo si vedeva che non era cattivo e che anche lui cercava di essere simpatico e gioviale. Erano momenti ma RB aveva notati. Per esempio siccome era d'estate e Pult era stato al mare una mattina raccontava di una gita in barca che era finita con un rientro precipitoso a causa del vento e delle conseguenti onde. Pult raccontava con brio e scherzava sulla paura della moglie. "lo no -diceva- io sono un tritone e il mare lo calmo a buffetti". E rideva comunicando allegria. RB poteva essere soddisfatto. Il suo lavoro gli piaceva, guidare lo distraeva e ormai non gli impediva più di pensare. A sera si trovava riposato perche aveva preso in quell'estate l'abitudine di dormire il pomeriggio e la piccola figlia lo ricreava. Prese l'abitudine anche di uscire 1a sera e di leggere qualche cosa. Spesso usciva anche dopo la cena con qualche impiegato di Pult giovane e scapolo. La schiena protetta dal busto che usava sempre quando usciva di casa non gli aveva dato più fastidio. Il suo peso era fermo sui cinquantatre chili, un chilo meno di quanto pesava prima della guerra e il medico gli aveva detto che era bene che non ingrassasse. Piano piano addirittura se la dimenticò la sua schiena come si dimenticava gambe e braccia. Nell'autunno del 1954 morì il padre di RB, all'improvviso senza coscienza. RB tornò per la prima volta da quando era tornato a casa di suo padre e seppe che era morto così, senza coscienza. Dopo cena era stato. Il vecchio si era alzato da tavola e aveva detto alla moglie che non si sentiva troppo bene, come una pesantezza di tutto il corpo. Allora la moglie gli aveva risposto con buona grazia, gli aveva raccomandato di aspettare un poco che gli avrebbe fatto il caffè e poi sarebbe andato subito a letto. Allora il vecchio si era rimesso a sedere annuendo con la testa e con una espressione triste, diceva la madre di RB. Quando era tornata col caffè lo aveva trovato morto e già freddo. Così, da un momento all'altro. Per la dolorosa occasione RB rivide tutte le sue sorelle e il fratello che non vedeva da tanto tempo. Parlarono a lungo e RB rievocò col fratello i tempi di quando erano ragazzi. Suo fratello aveva adeseo trentaquattro anni e lavorava sempre allo stesso posto da nove anni. Non si era sposato e viveva sempre solo. Non rispondeva alle parole di RE che gli vedeva molti capelli bianchi. RB lo rassomigliava a Pult per la loro comune qualità di sembrare molto più vecchi dell'età che realmente avevano. RE sapeva di aver conosciuto molta gente che a quell'età sembrava ancora un giovanotto e anche lui stesso, che pure aveva passato quello che aveva passato, aveva un aspetto più giovanile del fratello minore. Non sapeva come giudicarlo. E si sentiva invece portato a conoscerlo a stare con lui un poco da adulto dato che avevano vissuto come estranei da bambini. Notò che suo fratello pur senza farlo vedere tornava sempre nella camera dove giaceva il cadavere del padre e che rimaneva fermo e fisso a guardare nel vuoto con le mni nelle tasche bilanciato u un solo piede Le abbra erano adesso più che mai atteggiate a tristezza amara di cui RB non conosceva la ragione. Mentre lo guardava così e si sentiva nascere un grande affetto per lui gli venne in mente di consigliargli di prendere moglie e di domandargli anzi perchè ancora non l'aveva fatto. Ma si trattenne perchè non gli sembrò il momento giusto. Gli propose allora di uscire e di andare a vedere la terra che avevano lavorato da bambini ma il fratello rifiutò. Allora RB uscì solo e si avviò verso la terra di suo padre. Pensò che suo padre era morto a settantotto anni e che aveva due fratelli in America che adesso egli si ricordava con il volto giovanile di più di vent'anni prima. Gli tornò davanti agli occhi anche l'immagine della sorella morta con l'aspetto che aveva nella fotografia che conservava sua madre, con quel sorriso che scopriva bei denti giovani e con quello stesso vestito col colletto bianco di merletto. Quando arrivò alla terra che era di suo padre si sentì stringere il cuore. Una volta era cintata dalla parte del sentiero ma adesso la rete di filo spinato non c'era più, la terra era coperta da ogni sorta d'erbacce alte mezzo metro gialle e sporche che crocchiavano con un rumore sgradevole come gli ricordava la voce di suo padre. Dagli alberi la scorza si staccava a pezzi grandi come mani, come se fossero tutti ammalati. Sotto le ultime foglie di quegli alberi giacevano innumerevoli frutti caduti immaturi che ora marcivano raggrinziti come sorbe. RB provò una grande stretta al cuore e pensò a suo padre e al suo lavoro di contadino che era durato una vita e che adesso era finito. Si accorse che non aveva provato una grande emozione nel vedere suo padre morto. Gli tornò davanti agli occhi suo fratello così addolorato e pensò che egli piuttosto rassomigliava alle sue sorelle che si erano messe a parlare sul come dovevano fare per la mamma che tra l'altro aveva bello e detto che non si sarebbe mossa da casa sua. Dovevano aver sentito poco anche loro perchè aveva sentito che dicevano che era normale che un vecchio di quasi ottanta anni morisse e che aveva fatto una bella morte. RB pensando a questo provò un leggero raccapriccio e ad un tratto si vide cambiato; cioè vide suo fratello che con la sua tristezza muta gli suggeriva l'immagine di sè stesso quando era tornato da Roma che cercava di sciogliere un nodo che adesso aveva dimenticato cambiando. Si sentì in colpa come se avesse commesso una mancanza grave e solo mentre rientrava in casa gli tornò negli occhi il rosso e il giallo che le foglie morenti riverberavano dal bosco accese dagli ultimi raggi di un sole d'autunno. Si girò precipitosamente indietro per dare uno sguardo attento ma l'angolo della casa vicina impediva la vista del bosco. Nell'ombra sopra il torrente che scorreva impetuoso l'aria era già scura. Aver rivisto dopo tanti anni le sue sorelle non significò quasi niente per RB. Anche il padre morto egli ammetteva che lo aveva poco impressionato e la morte non gli aveva suscitato nessun sentimento particolare. Invece più a lungo gli rimase impressa la faccia così impenetrabile ma che non poteva mai sembrare lieta del suo fratello minore. Era sempre così lontano suo fratello anche quando gli parlava che RB finì per non vederlo più. Abitavano vicino a paragone con le distanze che separavano RB dalle sorelle ma non c'era alcuna attrattiva a frequentarlo. Se gli chiedevi di uscire insieme una sera rispondeva sempre di sì ma poi non dava mai un appuntamento sicuro, un'ora precisa. RB pensava spesso a questo suo fratello ma non riusciva a capirlo. D'altronde RB dopo la morte di suo padre cambiò molto anche nel comportamento in famiglia. Si abituò a uscire sempre la sera dato che il suo lavoro finiva nel primo pomeriggio e che appunto alle cinque dopo aver dormito un poco non aveva niente da fare. Sua moglie dapprima lo consolava per il padre morto credendo che egli fosse molto infelice per quello e così RB la sentiva talvolta parlare con la madre e con qualche conoscente. Ma la distanza di RB dalla moglie era molto più profonda e la moglie stessa se ne era accorta perche adesso spesso diceva che era molto cambiato da quando gli era morto il padre e che era diventato strano. RB non aveva difficoltà a riconoscere che le lamentele della moglie erano giuste e che egli era strano e scontento. Infatti a volte questa sua stranezza gli sembrava una ingratitudine verso la vita in quanto egli rifletteva che si trovava a vivere proprio la vita che aveva sempre desiderato di fare. Quella insoddisfazione non gliela aveva data la giovinezza passata in travagli nè la guerra stessa perchè ricordava benissimo che egli dalla guerra era tornato proprio con il desiderio di vivere normalmente, come tutti gli altri. Con questo RB voleva dire che a quel tempo pregava di poter vivere senza essere condizionato dalla schiena con un lavoro tranquillo, con una moglie e dei figli, e si ricordava che proprio in quei momenti suo padre che non aveva mai capito quando era vissuto con lui gli appariva l'esempio di quello che con poche differenze avrebbe voluto diventare lui. Ora aveva tutto questo; da parecchi anni la sua schiena non gli dava più alcun fastidio e lamentarsi di dover portare il busto era più che altro una bugia senza perchè in quanto ci si era abituato talmente che lo portava come suo padre poteva portare d'inverno e d'estate i mutandoni di lana lunghi fino ai piedi. Anche il lavoro andava bene e alzarsi presto la mattina era l'unico inconveniente che tra l'altro non gli dispiaceva troppo. Anche come guadagno le cose non si mettevano sul peggio perche col tempo RB si era fatto dei clienti personali ai quali portava la merce facendoli poi passare per commissioni di negozianti che in quella giornata non avessero preso niente. Con quello e con la pensione che doveva migliorare e col lavoro della moglie della cognata a casa non mancava niente e sotto questo punto di vista anche la moglie era d'accordo che la situazione era buona a paragone di come si era prospettata dopo il matrimonio. Andava fuori di casa tutti i pomeriggi e tutte le sere RB, perchè a casa gli venivano i pensieri e si sentiva chiuso. Quando stava in casa e si metteva a pensare subito aveva la sensazione che non potesse quel pensiero arrivare a una conclusione, che girasse su se stesso e si riproponesse da capo senza variazioni. Allora usciva, per poter concludere, perché avesse almeno l'impressione che quel pensiero gli portasse una calma nuova nell'anima e gli dicesse chiaramente come si doveva comportare da quel momento in poi. Era come una necessità fisica, come se a rimanere in casa non solo non potesse pensare normalmente ma gli mancasse l'aria per respirare. Ma a lungo andare si accorse che anche fuori i suoi pensieri rimanevano monchi che non rientrava mai a casa con la soddisfazione dell'idea trovata che si riprometteva uscendo. Quando si accorse di ciò RB capì che da solo mai sarebbe riuscito a provare la fiducia che il compito da svolgere dà all'uomo che sente di vivere invano in altra maniera. Si mise alla ricerca di un amico vero con cui potesse parlare della vita umana e non di cose determinate. Si accorse che aveva perduto molto tempo e che aveva potuto commettere l'errore di considerare diverso il girare solo per le vie della sua città mentre a Roma quando era andato per la pensione di terza categoria proprio quel girare solo tra gli altri uomini i cui visi erano impenetrabili gli aveva dato la misura del fallimento della sua vita. Era stata un'impressione vera che come molte altre aveva poi dimenticato abbandonandosi a una abitudine che era un istinto di difesa dalle preoccupazioni. Comunque RB non volle considerare quella volta come tanto tempo perso potesse aver compromesso il suo futuro perchè una volta che pensò questa cosa in forma chiara gli sembrò senza senso. "Se tornassi a nascere mi comporterei diversamente, non perderei un minuto" aveva pensato, ma le parole non pronunciate gli erano risuonate nell'interno del petto come deformate, senza senso. Era tempo di primavera quando RB conobbe Anania Buccini con il quale cominciò a passare le sue sere. Si vedevano dopocena quando RB aveva già passato alcune ore solo ormai impietrito nell'attesa di venere Anania. Anania era più vecchio di sette anni e RB sapeva che lavorava molto e aveva accumulato molti soldi che non spendeva. Anania era anche il presidente di una società di gente come lui che prestava i soldi a usura a chi ne avesse bisogno e col ricavato di quei guadagni organizzava banchetti rumorosi dei soci. Anche per Anania vedovo senza figli passare le serate con RB era stato un affare. La sera infatti Anania Buccini desiderava bere in compagnia e riuscì a portare nelle osterie anche RB. RB sapeva che Anania aveva una cattiva fama nel quartiere ma i ragionamenti che faceva anche se non poteva condividerli lo stimolavano e lo lasciavano interdetto, spesso senza risposta adeguata. E poi c'era il lato piacevole. Sempre quando si vedevano Anania lo accoglieva con entusiasmo e RB si sentiva compreso e affiatato con lui. Gli pareva che dalle parole di Anania potesse sempre imparare qualche cosa. Anania è vero parlava solo di affari ma era vedovo e senza figli e RB capiva che il lavoro per lui era un modo di vivere, un ideale puro che egli faceva per giustificare la sua vita. E poi ne parlava bene, e soltanto se lui lo interrogava. RB lo guardava in faccia e da come muoveva gli occhi capiva che cosa avrebbe detto e quindi che cosa pensava perchè fin dalla prima sera che erano stati insieme Anania aveva fatto capire che quello che pensava non sapeva tenerselo in petto ma doveva necessariamente dirlo. Pure RB sapeva che lo spirito con cui egli e Anania affrontavano la sera era diverso, opposto. Per lui la sera in compagnia di Anania Buccini era l'inizio di un travaglio che si sentiva nascere nell'intimo e che voleva che nascesse. Dopo una mattinata di lavoro e di soluzioni che riguardavano la sola giornata e un pomeriggio pigro vissuto quasi soltanto nell'attesa della sera la compagnia del suo amico era un avvenimento, il chiaro porsi di una discussione muta sulla vita che era il solo modo per RB di avere coscienza della sua vita. Per Anania invece la sera era per l'appunto una pausa della vita, un tralasciare piacevolmente i problemi per andare in un altro mondo di cui egli conosceva i confini e che percorreva solo temporaneamente. Quando si vedevano e RB mostrava la sua faccia sempre di tre quarti con una seria e triste interrogazione diffusa sui lineamenti, Anania lo disprezzava e gli diceva: "Ma non t'accorgi di come sia bella la sera. Tutti i pensieri se ne volano lontano come uccelli d'autunno. Una bella bevuta ti rinforza e ti aiuta". Eppure sapeva che RB non amava bere e che in particolare il suo prediletto vino asciutto gli intorbidava subito il cervello e gli metteva nelle ossa una stanchezza mortale. Quando si sentiva così RB non parlava più e Anania allora raddoppiava le sue parole in lode della sera incosciente fino a che RB non lo seguiva più. Una sera Anania si mise a disprezzare il modo di vita di RB e gli disse che era peccato mortale arrivare alla sera come se fosse la mattina. Lodava al contrario la sua giornata lavorativa e la sua sana stanchezza e il suo bisogno quotidiano di quiete. Siccome gli pareva di aver preso il sopravvento Anania cominciò ad essere più cattivo e un'altra sera arrivò a dirgli che la gente come lui, così, non poteva certo far niente nella vita. RB non rispose ma si sentì colpito nel vivo. Si alzò senza parlare e con aria offesa se ne andò a casa non senza aver sentito che Anania diceva a tutti che qualcun doveva pur dirle certe cose e che lo salutava e arrivederci e grazie. RB tornò a casa di malumore maledicendo Anania con parole che gli venivano per la prima volta alle labbra e maledicendo sè stesso perche davvero gli sembrava di non essere capace di far niente, nemmeno di ubriacarsi una volta nella sua vita. Appena fu rientrato a casa RB sentì crescere il suo malumore. Fu per lui come rientrare spontaneamente sotto una cappa asfissiante, così, tanto per far qualcosa, con la nausea dentro. Le due figlie già dormivano nella camera della suocera mentre sua moglie e sua cognata lavoravano ancora a un vestito che dovevano finire. RB non le salutò perchè le aveva sentite ridere quietamente aprendo la porta e si fermò nella stanza che dava nell'ingresso. Aveva acceso la luce e si vedeva riflesso nello specchio grande che stava appoggiato obliquamente alla parete e serviva per le clienti della cognata che venivano per le prove. Lo specchio aveva una gran macchia di ruggine proprio al centro e dava le immagini un poco deformate, rendeva più magro l'aspetto delle persone e questo piaceva alle donne, pensò RB. Quanto a lui si trovava magro e debole davanti a quello specchio ma quella volta non era quello che importava. Si vedeva come se fosse un altro e si trovava rassomigliante a suo fratello. Aveva la stessa aria sconsolata e stupita di chi vede soltanto passare le giornate. Pensò che non sarebbe mai arrivato a niente, come diceva Anania, anche se in un altro senso. Non sarebbe mai arrivato a far un passo tale che gli permettesse di superare quelle domande ai giorni che viveva e che non potevano ottenere risposta. Gli sembrava che i giorni in sè non potessero avere vita e che la vita doveva essere portata dagli uomini. Gli stessi momenti belli della vita gli parevano ora stupidi ingannevoli inganni di una pausa. Erano stati belli perche anche adesso non poteva negare questa loro qualità di essere tali ma erano state appunto pause della sua vita, momenti senza pensiero. Per la prima volta quindi la morte gli parve una cosa normale non temibile, un attimo in cui l'assillo si compiva e cominciava l'incoscienza della felicità. Ma non seppe resistere alla contemplazione di sè stesso nello specchio e si sentiva tornare l'irritazione perchè non voleva accettare che la vita per lui si fosse prolungata a quel prezzo solo per capire che la morte era la naturale conclusione della vita e che era anormale temerla. Doveva essere la sensazione della gente molto vecchia e RB chissà perchè riluttava ad ammettere che egli potesse essere già così vecchio. Lui che a volte provava l'emozione di sentirsi ancora un ragazzo. Si mosse un poco per pensare che avrebbe dovuto offendere Anania perchè era stato disprezzato. Gli avrebbe dovuto dire parole pericolose per 1ui che la sera moriva, che ogni sera moriva un poco col vino e che perciò era il più disgraziato. Ma non se la sentì di trovare disprezzabile la vita di Anania. In fondo la sua era peggiore. Si svegliava la mattina e subito la sua giornata era simile a quella che l'aveva preceduta. La moglie che veniva a vedere perchè indugiava ancora tra l'ingresso e la camera di prova lo distrasse e lo irritò proprio perche l'aveva distratto. RB la guardò; pensava che subito la moglie con voce calma gli avrebbe detto che era tornato presto quella sera a mezzo tra un'inutile interrogazione e una constatazione. Avrebbe voluto far capire che lei era contenta di questo. "Sei tornato prima stasera" disse T. infatti. Si stringeva le mani sorridendo. Era un sorriso vecchio che RB conosceva da molti anni ormai. Accennò di sì con la testa e la guardava riflettendola. Era invecchiata, quasi rovinata fisicamente pur essendo ancora giovane. Prima era bassina e rotonda ma in modo armonico e piacevole, adesso invece era irregolare con rotondità dure e sgraziate, con le gambe tozze infortite, con tanti piccoli incavi e duri sporgenti in ogni cm. quadrato di pelle.Come se le sottoponesse allo sforzo di sostenere un peso spropositato. Sorrideva con quella bocca in cui mancavano i denti canini lasciando vedere neri buchi. RB la vedeva distante come se non fosse sua moglie, anzi come se sua moglie fosse ma non riusciva a capire come lo fosse diventata."Dovresti farti rimettere i denti"- disse RB. Sua moglie lo guardò. "E' vero" disse ma era stupita e RB si meravigliò lui stesso che sua moglie si stupisse di essere diventata brutta. "Tu dici sempre che ho ragione ma sei sempre trascurata" disse RB e gli sembrava di dire una cosa obiettiva per la quale nessuno si sarebbe dovuto offendere. Ma la moglie era offesa e aveva stretto le labbra, improvvisamente vergognosa dei suoi denti e aveva disteso le mani lungo i fianchi. Allora RB si sentì crescere l'irritazione e se ne andò a letto perchè con un senso di colpa gli era venuta anche la volontà di litigare con sua moglie, con sua cognata, con sua suocera, che erano come tanti Anania che lo offendevano con loro preoccupazioni verso di lui. Gli sembrava che anch'esse pensassero come Anania che egli era così, come una farfalla che non avrebbe fatto mai niente nella vita. Quando fu a letto sentì la voce di sua moglie che parlava piano con la sorella e di nuovo sentì tornare il desiderio di uscire dalla camera come un invasato e di andare a fare una scenata alle due donne che ancora cercavano con argomenti irragionevoli di giustificarlo e di accettarlo così come era. Ma si era sbagliato perchè subito sua moglie entrò in camera e RB la vide che cominciava a spogliarsi per venire a letto. RB allora capì che le parole che sua moglie aveva detto alla sorella erano state quelle che egli avrebbe potuto desiderare, che aveva detto che lui era rientrato con i nervi a fior di pelle e che non poteva lasciarlo solo. Così RB si sentì calmare. Quando la moglie entrò nel letto non ebbe pudori e subito si rannicchiò vicino a lei cercando la calma. Appoggiò la testa sul petto della moglie e ai pensieri subentrarono immagini che lo stupirono. Si vide mentre guidava la sua macchina ma non per motivi di lavoro perchè sul sedile a fianco aveva messo un mazzo di piantine di garofani tutte ordinate con le radici sempre coperte da una zolletta di terra umida e grassa. Poi si vide entrare in casa di un professore di scuola che conosceva e insieme con lui piantavano chiacchierando delle cose più semplici e belle le piantine di garofano. Non c'era stato niente di strano in tutto quesi solo che il professore ad un tratto era diventato Anania e 1o guardava sorridendo. Ma non le offendeva più perchè Anania aveva perduto la mano destra e non poteva più dipingere. Solo quando queste immagini si furono dissolte RB sentì la mano della moglie che gli carezzava la fronte dolcemente, con una pressione morbida e gentile come se fosse la mano bianca di una fanciulla. Dopo nove mesi esatti T. gli partorì un figlio maschio come al solito con poco travaglio. Quando nacque il bambino RB aveva 41 anni e sua moglie 31. Erano passati nove anni da quando era nata la prima figlia. Dieci da quando si era sposato. Da nove anni la schiena era guarita o per lo meno non l'aveva più sentita grazie a quel ritrovato della scienza che era il busto. RB sentì molto questa sua nuova paternità e sin dai primi mesi quando aveva dovuto consolare la moglie aveva avuto la certezza che gli sarehbe nato un maschio. Non che pensasse qualcosa sull'importanza dell'essere maschio, ma certo aveva avuto la sicurezza che maschio sarebbe stato. L'attesa di questo suo figlio che era stata per lui motivo di pensiero gli aveva fatto venire una preoccupazione nuova. Arrivato a quarantanni aveva sentito un cedimento nelle speranze che pure erano stato l' unico motivo di fiducia che avesse saputo trovare fino a pochi mesi prima. Quando si era infatti sentito venire a folate la sfiducia e la noia della vita allora come per una valvola di sicurezza una sia pur timida speranza non gli aveva proposto una soluzione radicale ma almeno gli aveva deviato il corso dei pensieri e lo aveva aiutato a superare la crisi. Adesso invece da dovunque partissero sempre i suoi pensieri arrivavano alla considerazione dei suoi anni passati soprattutto degli ultimi dieci anni. Sebbene in questi dieci anni ancora non fosse riuscito ad ottenere la pensione di terzo grado aveva però fatto molte cose: aveva superato una malattia, aveva lavorato, aveva messo al mondo tre figli, aveva fatto dei viaggi a Roma, aveva conosciuto tanta gente. Non potevano essere stati anni vissuti invano; egli ne conservava i segni e questi segni sarebbero rimasti anche dopo che lui fosse morto dato che aveva tre figli. Pure RB si sentiva in colpa proprio come se quei dieci anni li avesse sprecati stupidamente. E se gli sembrava che invece di andare avanti era andato indietro con i suoi pensieri non si opponeva a questa involuzione che egli considerava inevitabile. Non guardava più al tempo presente o al futuro ma rifaceva la storia della sua vita per capire di chi era la colpa se lui e tanti altri come lui erano quello che erano. Per quello che riguardava la sua persona gli sembrava di aver impostato male la sua esistenza da sempre, da quando aveva cominciato a pensare e questo pensiero gli dava i brividi perche capiva che una vita intera non si può sbagliare, buttare allo sbaraglio, o vivere così come viene. Che una vita dovesse esser vissuta in base a certi principi era una cosa che fino a quell'età non aveva mai pensato nè da quando aveva cominciato a pensarci aveva potuto trovare principi adatti a quello che ormai era. Perciò una spiritosaggine detta proprio per far ridere poteva assumere nella sua anima significati importanti tirati fino all'assurdo. Una volta aveva sentito un suo collega che tossiva soffiandosi il naso dire per ridere:"Ho un raffreddore da quando sono nato" e quella frase egli spesso l'adattava a sè stesso per tutt'altro significato. Pensava che la sua diversità dai fratelli muti e assorti era a sua completo discapito, che era sempre stato lui lo sciocco della famiglia senza saperlo. Ecco perchè i suoi pensieri erano sbagliati da quando era nato, le sue aspirazioni deludenti da quando era nato. Ben gli stava se era sempre così scontento perchè da quando era nato si era posto come cose da raggiungere solo quelle che aveva e cioè assolutamente nulla. Quanto agli altri uomini non riusciva a sapere che cosa pensare. Li vedeva come sconosciuti che dovevano avere senz'altro qualche cosa da pensare ma lui non sapeva che cosa. Molti sapeva che volevano arricchire ma certo i soldi dovevano servire a qualcosa d'altro. Con la nascita del terzo figlio però RB passò un altro dei suoi periodi senza nome, anni di vita che scorrevano comunque senza grossi problemi e di cui egli ormai sapeva per esperienza di non serbare alcmn ricordo. Qualche volta pensava proprio a questo con un certo orrore languido e passeggero ma soprattutto raro. Fino a quando suo figlio ebbe cinque anni una sola volta prese una decisione importante e quel solo ricordo piacevole aveva di quel periodo della sua esistenza. E fu la settimana in cui ebbe l'influenza e sentì che la moglie tornava la compagna dei primi anni di matrimonio quando lui era malato con la schiena. Certo era egoismo il suo ma dato che la malattia gli era venuta senza la sua volontà egli non aveva esitato a soddisfarsi completamente. Ma non era quella la vita, questo sentiva RB e in un nuovo periodo di entusiasmo egli tentò nuove esperienze. Suo figlio gli era molto attaccato e RB lo viziava molto. La sera tuttavia dopo averlo messo a letto egli non aveva perso l'abi tudine di uscire e ormai erano due anni che si recava tutte le sere in un bar a vedere la televisione. Non aveva fatto conoscenze alla televisione ma aveva notato un gruppo di giovani che non guardavano mai lo spettacolo televisivo e da due anni continuavano a giocare a biliardo. Alla fine RB si convinse che in fondo a tanto accanimento nel preferire il gioco del biliardo alla televisione ci dovesse essere un motivo intelligente. Nè si sbagliava perche quei giovani oltre a giocare e a prendersi giovanilmente e spiritosamente in giro discutevano di tutto con grande spregiudicatezza. Si era convinto che quei giovani che perdevano il loro tempo a giocare a biliardo pensavano come aveva pensato lui da giovane. Nemmeno un accenno a quello che avrebbero fatto in seguito, nessun ricordo di quello che avevano fatto. Parlavano eempre di quello che stavano facendo, di quello che avrebbero voluto fare al posto di quello, delle cose generali che succedevano intorno ma mai di sè stessi e della loro vita. C'erano alcuni studenti dell'università che giocavano e parlavano. Qualche volta la discussione era di politica. Allora RB li sentiva con maggiore attenzione trascurando lo sviluppo della partita. Li guardava mentre giocavano e per parlare vedeva i loro occhi che si muovevano. RB si stupiva di riconoscerli così diversi tra di loro eppure li vedeva amici. E li riconosceva come lui. Pure essi se parlavano non si trovavano d'accordo e molte volte gli pareva proprio che le parole servissero soltanto a dividere gli uomini. Litigavano si offendevano con parole sanguinose ma poi tornavano a giocare insieme e a ridere delle stesse cose. Quando parlavano si mettevano a nudo e RB credeva che lo facessero loro malgrado. Allora si trovavano in completo disaccordo e si guardavano con preoccupazione di scoprirsi così diversi. Era una cosa che accadeva da sè, forse oltre i loro desideri e le loro previsioni. RB si ricordava di una volta che era andato ad ascoltare un dibattito su alcuni problemi del lavoro. Era entrato in una sala del circolo che era addobbata come per il carnevale e ne aveva ricevuto una impressione sgradevole. Aveva sperato che qualcuno lo dicesse di quelli che dovevano parlare e gli era venuta la tentazione di intervenire e di farlo notare in mezzo ad altre cose ma poi se ne era dimenticato. Era stato preso dalla discussione. Uno diceva cose piene di gravità e di buon senso e parlava pacato delle grandi idee scoperte dall'uomo. La sua faccia era seria, nobile e parlava senza gesticolare con aria calma. Un altro controbatteva dicendo cose eccessive unilaterali bellissime in sè ma l'altro era sprezzante e lo accusava di malafede e di propaganda. RB avrebbe voluto che il sostenitore di concetti eccessivi rispondesse con vigore, con piena convinzione perchè il buon senso dell'altro fosse distrutto e questi capisse che la lode del buon senso non era bella. Ma vedeva che il suo amico faceva i salti mortali per ribattere le logiche limitazioni dell'altro, che i suoi occhi ogni tanto pur nel calore della discussione si volgevano con un'ombra di dubbio e di preoccupazione a guardare l'altro che attendeva calmo e sdegnoso che finisse per poter dire un'altra parola tagliente e superba, piena di buon senso. RB immaginava che l'uomo grasso che sosteneva i principi che gli piacevano perche contrastavano con la sua umiltà e gli facevano immaginare coraggi sublimi e smisurati, se fosse stato fra gente convinta come lui delle stesse cose, si sarebbe esaltato, avrebbe perduto quell'aria di circospezione e quel barcamenarsi e limitare l'arditezza delle sue idee per renderle vanamente accettabili. Gli pareva di aver fatto la stessa cosa per tutta la vita, di aver abbandonato la strada per cui avrebbe camminato volentieri per prenderne un'altra che sembrasse decente, che fosse un compromesso per i begli occhi di Giuseppe Spezzaferro. Eppure in cambio non aveva ricevuto niente. Vedeva gli altri sempre più tesi, sempre più fissi ognuno per conto suo, senza scrupoli a fare il proprio comodo cercando solo le buone maniere per togliere l'offesa. Scacciò il pensiero che anche lui così si era comportato senza coscienza e al contrario attribuì la colpa di quello che era agli altri che lo avevano obbligato senza dirgli niente a fare quello e quell'altro. Nessuno gli aveva spiegato i motivi, nessuno addirittura si era mai preoccupato di vedere se lui era contento, se era ancora vivo. Si sentì offeso, ingannato, rovinato. Quando tornò a casa trovò la moglie e la cognata ancora alzate, ma non lavoravano, parlavano di una nuova cliente che aveva portato una nuova idea. La nuova cliente non aveva esitato a meravigliarsi che due sarte così brave abitassero in quel quartiere. Ed esse adesso discutevano e dicevano che bisognava pensare bene a tutto e mettere tutto sulla carta ma che a occhio e croce tutto era possibile. Volevano cambiare casa, prendere in affitto un appartamento bello, con i termosifoni. Avrebbero potuto mette un avviso giù al portone: le sarte H. e T. si sono trasferite in via taldeitali numero tale. RB le sentiva parlare di quei trasloco con passione e le vide dominate dal desiderio di aggiustarsi, di credersi migliori. RB si arrabbiò. Pensava chi esse volevano solo risalire di un gradino la scala sociale; non trovavano il quartiere troppo povero o la casaccia inabitabile, ma credevano di doverne uscire lo stesso, per imitazione, per adeguarsi. Si limitò a dire che lui da quella casa non si sarebbe mai mosso e si sentì immediatamente meglio. Di fronte alla sua durezza le due donne non trovarono la forza di opporsi e di ribattere ma RB quando fu a letto non potè fare a meno di pensare che le sue figlie lo avrebbero rimproverato di impedire il trasloco, si sarebbero offerte di portare sulle spalle il mobilio pur di andar via. Si sentì vecchio e padre. Comunque fino a qualche giorno prima non se ne era parlato più per la malattia di P. la seconda figlia di RB0. P. si ammalò di morbillo all'età di 12 anni, ma fu un morbillo violento, straordinario che cambiò le vaghe idee che RB aveva su questa malattia. Dopo otto giorni di febbre ci fu un improvviso e preoccupante aggravamento. La bambina non parlava più e giaceva incosciente pallida come un lenzuolo con gli occhi dilatati e spenti. Il medico non ci capì niente e dispose il ricovero in ospedale dove la bambina arrivò svenuta, col naso affilato e trasparente. RB la credette moribonda e di fronte a questo peneiero si sentiva impazzire. Sua moglie era più forte di lui e agiva con coscienza e coraggio. Perciò RB si era lasciato guidare da lei anche i pensieri e infatti andava sempre a chiederle che cosa doveva pensare. La malattia fu lunga e la bambina dovette rimanere per quaranta giorni in ospedale senza che RB fosse riuscito a sapere con esattezza di quale male soffriva. Non lo accontentava sapere che era stata una forma grave di morbillo. Comunque dopo 40 giorni la figlia tornò a casa, magra e impallidita con la testa troppo grossa per il corpo e con quella massa di capelli legati a treccia. RB quasi non la riconosceva. Vedeva in sua figlia un'aria nuova, sconosciuta nella figlia maggiore. Le sue mani erano lunghe e fini, bianche come quelle di una principessa, gli occhi neri e splendenti con un velo di tristezza che provocava un tumulto di affetto, il naso deciso, bello di profilo. RB notò anche che la sua figlia aveva lunghe e belle gambe e che due bottoncini di seno si dieegnavano con morbidezza sotto la maglietta di lana. Sua moglie finalmente gli disse che era diventata donna e RB fu come se capisse quella trasformazione e i suoi pensieri. La prima figlia era diventata donna da tempo e RB lo sapeva, ma non c'era stato cambiamento. Un giorno sua moglie glielo aveva detto e lui non ci aveva pensato più. A cercare di essere onesto RB non si poteva nascondere la sua preferenza per la seconda figlia ma davvero gli sembrava più intelligente. La prima era rumorosa pesante, scendeva le scale di corsa battendo forte i tacchi e RB l'aveva dovuta rimproverare spesso per questo. La seconda invece, sebbene sembrasse molto legata alla madre, era attaccata al padre misteriosamente e RB spesso la rimproverava senza ragione proprio per cercare di compromettere quella oscura preferenza che lo turbava. Gli sembrava che la bambina somigliasse a sua sorella, quella che aveva sposato l'industriale o ancora di più a quella che era morta. Vedendola a fianco dell'altra RB notava senza ombra di dubbio che erano diverse di quella diversità di modi di comportamento di pensiero che è diversità di vita. Venne anche a lui il pensiero ch P. avrebbe avuto un destino diverso da quello dell'altra figlia. Si ribellava a questa idea ma intanto essa si nascondeva dentro di lui ed era anche motivo di un'oscura soddisfazione. A volte sentiva come se egli non potesse partecipare a una festa ma che coscientemente sua figlia avrebbe potuto. E non era un banchetto come quelli di Anania Buccini, ma qualche cosa di più che egli non poteva immaginare con precisione ma che per sua figlia esisteva ed era chiaro come la luce del sole. Intanto studiava e andava bene ma non era solo lo studio. Anche la prima figlia aveva studiato per qualche anno dopo le elementari poi aveva smesso da sè per forza e quello studio non er servito a niente. Mentre anche se la seconda avesse smesso di studiare sarebbe stato diverso. Perciò RB era turbato. Non voleva ammettere che la vita fosse davero comprensibile soltanto per individui d'una certa specie e fattura e fosse lasciato agli altri soltanto un qualsiasi tendere, a episodi, momentaneo. Così come aveva vissuto lui. Non ci poteva credere per pietà verso se stesso e verso gli uomini e si arrabbiava quando pur con la sensazione di essere escluso anche dai banchetti di Anania Buccini provava un indeterminato orgoglio di esser il padre di una donna che avrebbe veramente vissuto. Tuttavia non ci pensava spesso e anche per questo gli rimaneva la bocca amara. Agivano su di lui i pensieri dei suoi giovani amici di biliardo, studenti e perdigiorno ma che pensavano e parlavano sempre. Avevano tutti più di 25 anni e certo RB poteva rimproverare loro qualche cosa e poteva nello stesso tempo chiamarli fortunati perchè potevano essere arrivati a quell'età continuando a comportarsi come nell'adolescenza. Non erano state imposte a loro la partenza e la vitaccia del soldato e i loro desideri di trasferirsi erano belli al confronto. Ma anche se essi erano particolarmente scansafatiche e se la loro età non era più adatta alla giornata vaga e inconcludente pure RB non si sentiva l'animo di rimproverarli. Anche la sua giornata comunque fosse rassomigliava alla loro. Una cosa lo colpiva però. Che essi parlavano e proponevano e non si decidevano mai a fare qualche cosa di consono alle parole che dicevano. Non erano dei cospiratori ma ridevano senza tetraggine e forse erano rimasti adolescenti e i loro pensieri erano vaghi e meravigliosi ma appunto erano sogni di gioventù. Questa frase che aveva sentito tante volte senza farci caso adesso gli sembrava una verità antica, dettata dall'esperienza millenaria che era quel che era dell'uomo in generale. Era parecchio tempo che frequentava la loro compagnia ed erano diventati amici e li conosceva bene oramai. RB poteva pensare onestamente di loro che erano bravi ragaazzi sostanzialmente onesti che volevano fondare un circolo culturale con larghezza di vedute e con una tolleranza che stupiva RB ma che finivano soltanto per organizzare una festa delle matricole. RB aveva inoltre notato che nei loro discorsi era assente completamente il padre e 1a madre. Gli sembrava che i suoi pensieri di giovane fossero stati condizionati dalla presenza del padre ma forse confondeva due età diverse. Essi proprio non ne parlavano mai ma non per puntiglio o per partito preso. Non che essi considerassero cattivo il padre ma era come se non esistesse. Probabilmente vivevano ancora alle sue spalle e ci litigavano frequentemente ma poi questo urto quotidiano non lasciava nessuna traccia, nemmeno di risentimento. RB era diventato loro amico senza che ci fosse una differenza di condizione spirituale dettata dall'età. Era stato spontaneo così che i suoi amici lo avevano considerato uno di loro. Essi sapevano che RB era sposato ma non gli avevano mai chiesto notizie di sua moglie o se aveva figli. Ma le differenze c'erano e le aveva notate RB con piacere. Così cominciò a diradare le sue visite e a tornare davanti alla televisione. Provava sempre più spesso un sentimento di preoccupazione e di sconforto. Si vedeva per abitudine uscire di casa e abbandonare i figli che da grande avrebbero vissuto certamente come se non avessero ricevuto la vita da lui. Se cercava di togliere da questo pensiero ogni egoismo RB ca piva che così sarebbe stato e che caso mai la colpa era più sua che dei figli. Avrebbe dovuto essere diverso se voleva essere presente nei loro pensieri e anche così il risultato non era garantito. Il suo figlio maschio era ancora tutto suo mentre le sue figlie già lo sfuggivano e si isolavano pur rimanendo nella stessa stanza con lui. Per non dire che anche il figlio piccolo che voleva stare sempre con lui e che doveva mettere a letto la sera prima di uscire per evitare di farlo piangere già qualche volta volta voleva mandarlo via per fare qualche cosa che gli aveva impedito di fare. E sempre quando pensava così si sentiva a disagio perche rifletteva che in questo cerchio di pensieri non comprendeva mai sua moglie. Non era mai preoccupato di sapere che cosa sua moglie aveva pensato di lui o se lei era infelice per questo suo straniarsi da lei, per quel suo inspiegabile comportamento. Non pensava di parlarne a qualcuno capiva che nei suoi pensieri non c'era sviluppo, che egli pensava sempre alle stesse cose senza risultati. Se invece di pensare ne avesse parlato a qualcuno quello si sarebbe presto stancato e magari gli avrebbe detto che non doveva pensare sempre ai figli e che i figli non erano l'universo. Cioè immaginava che egli non si sarebbe saputo spiegare e che l'altro non avrebbe capito. Ne egli si era mai divertito a uscire dalla casaccia. Mai. Agli occhi di sua moglie poteva anche sembrare un uomo che era difficile tenere in casa, che aveva bisogno di aria, di amici. E siccome sua moglie era buona e all'antica magari pensava anche che era meglio così, che lei in casa gli poteva fare poca compagnia dati i figli e l'aiuto che doveva dare alla sorella sarta. Da quando si erano posati RB non si ricordava una volta che sua moglie si fosse ammalata. Una sera, dieci giorni prima, RB si era sentito male davanti alla televisione. Gli era sembrato all'improvviso che tutto sparisse intorno a lui e che tutto riapparisse sfuocato; poi come se qualcuno girasse una manovella per far tornare tutto chiaro e tutto era tornato chiaro. Era stato un momento e RB avrebbe creduto a una allucinazione se in quel momento uno dei suoi amici del biliardo entrando non gli avesse detto:"stai male?". RB aveva avuto un tuffo al cuore e aveva risposto negando con gli occhi fissi su di lui. "Ma, sei pallido pallido" aveva detto l'amico ed era entrato subito nella sala del biliardo. RB tornò a casa e andò subito a letto con l'idea che così poteva difendersi meglio. Era molto preoccupato e pensava se non era il caso di svegliare sua moglie e parlare della cosa. Poi si calmò perchè si sentiva normale e cominciò a pensare che era stata una stupidaggine. Nel dormiveglia gli sembrò di vedere suo padre che camminava rigido per la stanza come quando lo aveva rivisto tornando dalla Germania. RB pensava che doveva essere rimproverato e scrutava la faccia di suo padre. Erano tanti anni che era morto e lui non se ne era ricordato mai. Ma suo padre non lo rimproverava, anzi ad un tratto mise una mano nel taschino del panciotto e tirò fuori una mometa da quattro soldi, come faceva la domenica quando RB era bambino piccolo. La mattina dopo aveva la febbre e non potè lavorare. Era dovuto rimanere una settimana a casa e solo quel giorno era tornato fuori. Aveva avuto una febbre strana che era alta la mattina e poi diminuiva mano mano durante la giornata fino a sparire la sera. La sera si alzava dal letto e andava a passare un'ora con i suoi figli. Era una contentezza piena salutare che gli ridava fiducia. D'altronde in quei giorni aveva sentito tutto con più evidenza e aveva fatto molti buoni propopositi che si prometteva di mantenere. Se giocava a carte con il figlio di cinque anni lo sguardo affettuoso e brillante del bambino gli metteva l'allegria nel cuore. Invece la mattina regolarmente si svegliava con un senso di legame alla bocca con il cuore triste e subito pensava che la sua vita sarebbe stata sempre la stessa, senza vero conforto e senza ragione. Anche la fine della vita sarebbe stata una cosa casuale, senza significato, perchè non avrebbe interrotto niente e tutta la sua casa, che pure doveva sentire di più la sua presenza dopo qualche giorno di scompiglio si sarebbe riordinata senza di lui. Adesso aveva ricominciato a lavorare e tutto si svolgeva solitamente. Tra poco sarebbe arrivato al secondo paese che doveva visitare. Il negoziante che doveva fornire era antipatico e superbo o per lo meno così gli sembrò in quel momento. Il giorno era ormai avanzato, erano le dieci passate ma la luce era scarsa, in quel giorno non era venuta. Teneva spmpre accese le luci di posizione della macchina ma la visibilità era strana, come RB non conosceva. Era come se egli potesse vedere senza luce. Così come aveva passato molta parte della sua esistenza senza luce eppure aveva vissuto. Il paragone lo calmò e gli rese familiare quella strana atmosfera di giornata piovosa. Ora ostinatamente gli tornava in mente un motivo di una canzone che aveva sentito più volte alla televisione e gli sembravano netti e precisi i suoni delle parole straniere di cui ignorava il significato e che gli sembravano chissà perchè particolarmente efficaci. Non aveva mai sentito una canzone per intero quando era giovane, non aveva oreccnio musicale ma nemmeno i suoi amici delle casacce cantavano mai. Le sue sorelle più piccole cantavano e certo anche la più piccola che era morta si sarebbe trovata bene in questo mondo. Era una giornata di un novembre freddo e piovoso e i fiumi erano tutti in piena. Anche il torrente che passava davanti alla casa di sua madre doveva essere rumoroso e pieno di acque, così come se lo ricordava negli autunni di quando era bambino. Pensò che troppo spesso si ricordava di quando era piccolo e che questo fatto doveva essere anormale. Si ricordava piccolezze insignificanti di quando aveva quattro o cinque anni. Erano in tanti allora in casa, c'erano ancora suoi fratelli d'america e sua madre doveva essere incinta perchè se la ricordava con la pancia. Da quando i suoi fratelli maggiori erano partiti all'improvviso era stato un progressivo sfasciarsi della famiglia e sua madre infatti era di nuovo rimasta sola, vecchia. RB sentì anche una parte di colpa in sè come se anch'egli avesse contribuito a questa dispersione e credette che il pensiero inconscio che lo avessero cacciato fosse una storia di egoismo. E se genitori e fratelli non avevano mai avuto troppa fiducia in lui forse era perchè vedevano meglio. Concluse che la vita era così e che così accadeva da che mondo era mondo. Era arrivato quasi al secondo paese e pensò che non sarebbe salito al terzo ma avrebbe allungato un poco la via del ritorno e sarebbe passato a trovare sua madre. Era irritato perchè aveva accettato certe cose come se fossero leggi della vita, come se non ci si potesse opporre. Ma doveva essere uno sbaglio di tutti, perchè troppi vivevano come non potevano volere. Non si era mai reso conto nemmeno dei senti menti che lo legavano a sua suocera e a sua cognata eppure aveva passato molti anni anche con loro. Arrivò al secondo paese ma scendere dalla macchina non fu per lui quel sollievo e quel bisogno di sgranchirsi che era stato le altre volte. Il negoziante era un gran chiacchierone. Provò un senso di fastidio ma come lo vide lo salutò col sorriso un poco servizievole delle altre volte. Si irritò e tacque per non dire cose spiacevoli. Il negoziante aveva il volto scuro di pelle e la faccia piacevole. Si informava sempre delle cose che avvenivano in città e rimproverava sempre RB di non sapere mai niente bene. Anche lui però si consolava sempre. Era un intrigante che diceva sempre che a loro montanari non era rimasto niente altro che l'aria buona e un poco di intelligenza. RB lo guardava senza dargli spago e tornava a parlare di fornitura. Voleva far presto. Ad un certo momento nel negozio entrò un altro negoziante, quello dell' altro paese dove RB doveva andare. Si salutarono e il nuovo arrivato disse che avrebbe preso qualche cosa soltanto la settimana appresso. Era sceso con la macchina che si era comprata in quei giorni. "Allora adesso te la vai a prendere da te la roba che ti serve" disse il primo negoziante strizzando l'occhio verso RB. "No la macchina mi serve per divertirmi" e anch'egli strizzò l'occhio a RB. Uscirono a vedere l'automobile nuova. RB riuscì alla fine a liberarsi. Erano le undici ormai. Non aveva ripreso a piovere ma la luce del giorno non sarebbe ormai più venuta. Rb era soddisfatto perchè poteva andare subito da sua madre senza il pensiero del terzo paese saltato di sua iniziativa. Come si rimise in via il vago senso di soddisfazione che aveva provato per quel risparmio di tempo sparì. Gli tornò in mente che era entrato nei 48 anni e che tutti gli episodi che aveva ripensati erano pochi, che riempivano pochi giorni della sua vita. E con un senso di lunghezza pesante invece sentì premere nel memoria i lunghi anni dimenticati la cui presenza era come una pigna nel petto, che ostruisse la circolazione cambiando di forma e dimensioni, ora piccola e tonda, sopportabile, ora grossa e scagliosa, asfissiante. Era un peso. Di fronte a questo spreco di vita perdevano valore tutte le altre complicazioni. Capì che questi assurdi pensieri sarebbero diventati la sua malattia nuova, la sua ossessione. I ricordi che gli erano sempre tornati davanti agli occhi erano quelli soliti, quelli che ognuno ha quando è di buon umore o ubriaco. RB sentì di odiarli, si sentì il coraggio di disprezzare anche i soli momenti della sua vita che erano degni di ricordo. Arrivò al bivio dove doveva cominciare a scendere per andare alla casa di sua madre. Non se ne accorse e tirò diritto per più di un Km e quando vide lo sbaglio e tornò indietro non si seccò. Anzi fu come riprendere fiato. Fino a che non tornò al bivio non pensò a niente e quando arrivò alla curva dove cominciava la valle in fondo alla quale stava prima la casa di sua madre e poi 1a sua città, si fermò e scese per vedere, come quando era ragazzo e veniva lassù a pescare. La città sotto la nebbia non si vedeva. E nemmeno la casa o le industrie di suo cognato (e non sapeva perchè aveva pensato a suo cognato, sempre a pensare a cose inutili). Nel canalone pieno di nebbia si vedevano poche cose rialzate forse vicine e nell'uniformità deprimente della nebbia sembravano in risalto, sembravano belle. RB si sentì commuovere e gli vennero le lacrime agli occhi. Si appoggiò alla spalletta della strada e cominciò a piangere dolcemente. Per un momento tutto sparì intorno a lui e RB si sentì sospeso nella nebbia come una goccia d'acqua, con una vita primordiale, diversa. Poi si riebbe e capì che era quasi svenuto. Non era caduto e quindi doveva essere stata cosa di un attimo. RB non cercò di capire che cosa era stato, cercò di preoccuparsi ma non ci riuscì. Decise di chiedere un'altra settimana per motivi di salute ma mentre lo pensava non si rendeva già più conto del perché lo aveva deciso. Per l'abitudine che ora lo irritava gli tornò alla mente una immagine di sè stesso quando era giovanotto di primo pelo che si guardava allo specchio e diceva "E' la vita". Ma la vita doveva essere un'altra, senza episodi, ma un continuo tendere a qualche cosa e agire per essa insieme a tutti gli altri uomini. Era tardi per lui, certo, ma questo avrebbe insegnato d'ora in avanti ai propri figli e ne avrebbe sempre parlato coi giovani del biliardo. Che anche se a momenti tutto quel tendere pare inutile, sempre meglio di così. Non è di una generazione trovare cose vere. Sarebbe andato prima da sua madre e poi a casa e poi al biliardo ma con quella idea sempre. Si sentì in grado di rimettersi in viaggio e risalì in macchina. Cominciò a scendere dalla montagna senza guardarsi indietro. Con una mezzora sarebbe arrivato alla casa di sua madre. Nè ci andava come un figliuol prodigo. Dopo aver sorpassato un nuovo paese mancavano due o tre Km alla prima tappa. Rallentò per fare la curva a gomito e passare il ponte sul suo torrente pieno d'acqua che ormai doveva fiancheggiare. Quando uscì dal ponte vide solo la nebbia e il campanile del paese che aveva già attraversato poco prima. Aveva già visto anche il campanile, se lo ricordava, uscire come un ostacolo sulla strada mentre scendeva dalla montagna. Si meravigliò ma era estenuato e la meraviglia gli faceva girare la testa. Volle guardare con più attenzione ma era come se volasse, sospeso nella nebbia come umidità, spinto da un vento impercettibile. Ad un tratto il vento diventò vorticoso e urlante e la sua voce urlata si confuse con il grido del fiume. Lo sportello si era aperto mentre la macchina precipitava per la scarpata. RB era finito leggero nell'acqua. Il torrente lo spinse, lo denudò, gli levigò la pelle. Passò come acqua davanti alla casa dove era nato e continuò la sua via. Si fermò soltanto sotto il ponte della sua città dove un rialzamento del letto del fiume divedeva in due le acque, proprio davanti all'ospedale. Il vento tirava forte e portava via a scatti violenti la nebbia e le nuvole si alzavano. Un raggio pallido di sole finalmente filtrò. Solo allora due spazzini che fumavano sul lungofiume videro con le braccia spalancate il corpo di RB.


Compuscript created by  Marco Di Cicco 1 february 2001.
Last revised 19 february 2001  - Andrea Di Cicco